Arte, tecnica e sostenibilità, la lana abruzzese come ponte tra tradizione e futuro
L’Osservatorio Nazionale FiLA (Filiera Produzione Sostenibile delle Lane Autoctone), il progetto di ricerca del Dipartimento di Architettura dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, ha partecipato all’Expo 2025 con un’iniziativa che pone al centro la ricerca sul futuro dell’heritage. La proposta* è stata selezionata per rappresentare la Regione durante la “Settimana dell’Abruzzo” all’interno del Padiglione Italia. Nel contesto dell’Esposizione Universale sul tema “Designing Future Society for Our Lives”, FiLA interpreta la tradizione laniera abruzzese come chiave per leggere le sfide contemporanee, proponendo una visione integrata che coniuga patrimonio artigianale, innovazione sostenibile e cooperazione internazionale. L’iniziativa, realizzata con il supporto della Regione Abruzzo e dell’Agenzia di Sviluppo – Camera di Commercio Chieti Pescara, nell’ambito del bando per la promozione delle eccellenze regionali a Expo 2025 Osaka, si è svolta nella settimana dal 15 al 21 giugno 2025, portando non solo il valore della tradizione artigianale, ma una visione concreta su come questa possa divenire leva per lo sviluppo sostenibile e l’innovazione.
Sono due le iniziative promosse attraverso il progetto, la prima riguarda la tavola rotonda internazionale “Wool for Future – materiali resilienti per una società circolare” che ha inaugurato gli incontri previsti durante la settimana e coinvolto esperti italiani e giapponesi in un dialogo sulle applicazioni innovative della lana nei settori della bioedilizia, del design tessile, della moda etica e delle filiere corte. L’evento ha dato avvio ad attività di scambio culturale e progettuale tra attori italiani e giapponesi, mettendo in evidenza il tema che riguarda il recupero di conoscenze locali per risolvere sfide globali contemporanee e ha rappresentato un’occasione strategica per valorizzare l’eccellenza del territorio e dare visibilità internazionale al design italiano come disciplina in grado di dare risposte concrete a un patrimonio vivo e rigenerativo: la lana abruzzese.
Al centro della discussione, moderata da Alessio D’Onofrio – Università d’Annunzio, Dipartimento di Architettura – si sono confrontati professionisti, accademici e artigiani tra cui Makiko Tsumura (Director Japan Institute of Design Promotion), Raffaella Massacesi, Rossana Gaddi e Luciana Mastrolonardo (Università d’Annunzio di Chieti-Pescara, Dipartimento di Architettura), insieme alla tessitrice Valeria Befani (scuola ISTOS, Calascio).
L’incontro ha permesso di esplorare modelli e strategie capaci di mettere in rete conoscenze diverse, valorizzare i saperi locali e avviare percorsi di innovazione a partire dai territori. Proprio in questa direzione si inserisce l’esperienza dell’Osservatorio FiLA, selezionato per rappresentare l’Abruzzo come caso emblematico di design sistemico e rigenerazione economica e culturale.
L’osservatorio nasce come progetto di ricerca coordinato dall’Università d’Annunzio di Chieti-Pescara e finanziato nell’ambito del partenariato esteso MICS (Made in Italy Circolare e Sostenibile) del PNRR, per rispondere alle fragilità strutturali della filiera laniera italiana – bassa redditività, disorganizzazione, smaltimento degli scarti. FiLA propone un modello evoluto di economia circolare capace di generare valore economico, ambientale e sociale.
Tra gli elementi distintivi del progetto si sottolineano la creazione di una mappatura nazionale e internazionale con oltre 200 attori della filiera lana identificati e classificati; un database collaborativo e una piattaforma digitale in corso di definizione (online da giugno 2025 la landing page informativa www.osservatoriofila.it); la creazione di una banca dati di processi sostenibili, basata su 400 articoli scientifici, che evidenzia le potenzialità della lana in settori come edilizia, arredo, automotive, agricoltura e biomedicale.
Il progetto non si limita a un recupero nostalgico della tradizione ma esplora nuovi scenari di utilizzo della lana autoctona, affermandola come materiale del futuro. Le sue proprietà – termoacustiche, autoestinguenti, igroscopiche – la rendono ideale per applicazioni in bioarchitettura, isolamento di prodotti biomedicali, filtri naturali, compostaggio agricolo e perfino stampa 3D.
Nell’ambito della tavola rotonda, come dialogo e contrappunto giapponese, Makiko Tsumura ha introdotto l’esempio del progetto “La Casa di Maribito”, rafforzando il parallelismo tra i due paesi: in Giappone, la combinazione di tecnologie digitali e saperi locali ha contribuito a contrastare l’abbandono di villaggi montani in via di spopolamento attraverso la riforestazione, l’autocostruzione, l’uso di legno locale e la partecipazione comunitaria come strumenti di resilienza territoriale.
In entrambi i contesti emerge il ruolo abilitante del design come catalizzatore di processi inclusivi, in grado di attivare reti e promuovere la sostenibilità.
Sempre nell’ambito degli eventi della settimana dell’Abruzzo all’Expo si è svolta inoltre l’esposizione immersiva “L’Heritage della lana in Abruzzo”, per raccontare la storia, i saperi e i paesaggi della transumanza e della filiera laniera regionale attraverso il racconto multimediale dei dati della ricerca e attraverso il lavoro della tessitrice Valeria Befani. Quest’ultima ha condotto dimostrazioni pratiche sull’uso del telaio tradizionale, coinvolgendo il numerosissimo pubblico in visita al Padiglione Italia. Un’attività che ha evidenziato il valore della trasmissione dei saperi come leva di innovazione sociale e culturale.
Il Padiglione Italia nella settimana abruzzese è stato inoltre luogo di trasmissione di informazioni, di incontro e lavoro con gli stakeholder e di impostazione di una rete di relazioni nazionale e internazionale utili per il prosieguo della ricerca.
L’Osservatorio intende proporsi come ente aggregatore capace di guidare le transizioni verso modelli agricoli rigenerativi, valorizzare la lana etica italiana e costruire un sistema di relazioni stabili tra produttori, artigiani, ricercatori e istituzioni.
Il progetto dimostra che la tradizione non è un ostacolo all’innovazione, ma la sua condizione abilitante. La capacità di “fare”, radicata nei territori e nella cultura materiale, diventa così risorsa per affrontare questioni complesse come la sostenibilità ambientale e la transizione produttiva. Un progetto innovativo non nasce da una soluzione tecnica, ma dalla capacità di riconoscere un problema e di attivare, attorno ad esso, una rete di conoscenze e pratiche che lo rendono risolvibile. FiLA testimonia come arte e tecnica, secondo il tema del Padiglione Italia “Art Regenerates Life”, possano rigenerare risorse materiali e culturali, dando nuova linfa a territori e comunità attraverso l’innovazione.