Lorenzo Ruggiero intervista Roberta Cirillo
“Nella vita niente deve essere temuto, ma solo capito. È tempo di capire di più, in modo da temere di meno.”
Queste parole di Marie Curie, pioniera della radioattività, risuonano con forza ancora oggi, in particolare quando si parla di energia nucleare, un tema spesso percepito con diffidenza o timore. Eppure, è proprio la conoscenza a fare la differenza: lo studio, la ricerca, la comunicazione scientifica. In questa intervista, Roberta Cirillo, project manager scientifico al Joint Research Centre della Commissione Europea, ci accompagna in un viaggio personale e professionale attraverso il mondo del nucleare. Una storia di come passione, curiosità e opportunità possano aprire le porte a un settore tanto complesso quanto affascinante.
– Raccontaci di te e di come è iniziata la tua passione per la scienza e in particolare per il nucleare.
Fin da quando andavo a scuola, sono sempre stata appassionata più di numeri che di lettere. La matematica mi è sempre piaciuta, mi risultava molto facile da capire, e le scienze hanno sempre alimentato la mia curiosità. Mi dava molta soddisfazione riuscire a capire perché succedono le cose, riuscire e spiegare i fenomeni. Sono sempre stata molto curiosa.
Ho frequentato il liceo scientifico e poi ho deciso di studiare fisica all’Università degli studi dell’Aquila. Ho potuto fare alcuni esami a scelta e questo mi ha permesso di esplorare tanti aspetti della fisica. La fisica dell’atmosfera, la radioprotezione, la biofisica, la fisica dello spazio…e ovviamente io volevo esplorarli tutti!
Prima e dopo la discussione della triennale, sono andata all’estero, per lavorare come analista dati. Una collega mi ha inoltrato un annuncio su un programma chiamato EMINE: European Master In Nuclear Energy, che prevedeva due anni in due università diverse e che mi avrebbe consentito di avere una borsa di studio e due lauree specialistiche.
Ho fatto domanda e mi hanno presa. Così ho studiato a Barcellona e a Grenoble. E sono stata proclamata ingegnere nucleare da entrambe. A volte si tratta solo di cogliere un’opportunità.
– Hai lavorato in ambiti molto diversi: dalla criogenia fino ad arrivare al project management europeo. Cosa hai portato con te da queste esperienze, in particolare quelle al CERN e all’ENEN?
Il CERN mi ha permesso di ‘ufficializzare’ il passaggio nel mio lavoro dalla ricerca al management. Durante la mia esperienza lì, ho lavorato due anni e mezzo nel settore “acceleratori” e sei mesi nel settore “relazioni internazionali” passando dalla ricerca alla gestione.
ENEN (European Nuclear Education Network) mi ha consentito di conoscere tantissime persone nell’ambito del nucleare, e più nello specifico nell’ambito dell’istruzione e formazione nel nucleare collegato a progetti finanziati della Commissione Europea. Con ENEN ho lavorato su tantissimi progetti diversi: dai reattori di ricerca alla radiochimica, alla gestione dei fondi per la mobilità destinati tutti coloro che desiderano formarsi nel settore nucleare. Il tutto con diversi livelli di responsabilità (dalla gestione progetti alla direzione della comunicazione e della strategia), e mi ha fatto fare moltissima esperienza sia nella gestione che nella comunicazione.
– Quanto è importante oggi comunicare bene la scienza?
Comunicare bene è importantissimo, non è per niente facile e richiede professionalità e attenzione ai dettagli.
Se parlo con i miei amici a cena, non uso lo stesso linguaggio con cui scriverei su dei canali aziendali per esempio. Allo stesso modo se parlo con un collega o con una persona che è totalmente estranea a questo ambito userò esempi diversi, riferimenti diversi.
L’importante è calibrare il linguaggio tenendo conto del pubblico cui ci si rivolge e adattare il messaggio in maniera che sia il più chiaro possibile. Personalmente, mi sono sempre resa disponibile a rispiegare un concetto quando il pubblico cui mi rivolgevo dava voce a dei dubbi.
– Di cosa ti occupi concretamente nel tuo ruolo attuale come Project Manager Scientifico al Joint Research Centre (Centro Comune di Ricerca) della Commissione Europea?
Io seguo la ricerca fatta dal JRC sulle applicazioni della scienza nucleare, in particolare le applicazioni mediche. Ci sono tantissimi ambiti in cui si applicano tecniche nucleari (o di derivazione nucleare) che vanno al di là della produzione di energia elettrica.
Mi confronto con i colleghi, leggo articoli, pubblicazioni, parlo e scrivo ad altre organizzazioni internazionali, ogni tanto partecipo anche a conferenze o convegni, per vedere se i nostri studi sono allineati e se possiamo contribuire al lavoro gli uni degli altri.
A volte ho il privilegio di parlare ai gruppi per la ricerca e le questioni atomiche che si riuniscono nel Consiglio dell’UE. In questo modo, si collegano la ricerca, la gestione e la comunicazione. In questi casi, presento esempi pratici di ricerca condotta al JRC, quindi argomenti molto tecnici, con un linguaggio adatto ad un contesto istituzionale.
– In che modo ritieni che il settore nucleare possa diventare più inclusivo e accessibile, soprattutto per le donne?
La scienza di per sé non esclude nessuno, è la capacità di ragionamento che conta, non il genere.
Finche’ le donne saranno meno numerose degli uomini ad iscriversi e laurearsi alla facoltà di ingegneria nucleare, è matematico che ci siano anche meno donne che lavorano in questo settore. Ma nel tempo, i numeri stanno aumentando. Se conoscere il mio percorso può ispirare una ragazza ad intraprendere questa strada, sono felicissima di condividere la mia storia.
– Cosa diresti a una ragazza di 18 anni che non ha mai pensato di entrare nel mondo dell’ingegneria e della scienza in generale?
Se la scienza ti piace, perché non dovresti avere una carriera in questo settore?
L’importante è che ti affascini, ti incuriosisca e ti interessi. Non è un percorso di studio semplice (quale facoltà lo è?), ma è assolutamente fattibile.
– Come immagini l’evoluzione del nucleare in Europa dal punto di vista non solo scientifico, medico e sociale, ma anche economico ed occupazionale?
Ci sono un’infinità di professioni legate al mondo del nucleare: dalla produzione di energia, al monitoraggio dell’erosione del suolo, dall’eliminazione di microbi nel cibo, alla prevenzione delle zoonosi, dal monitoraggio dell’ambiente alla riduzione dell’inquinamento marino…Fino alle applicazioni mediche. E questo senza menzionare la produzione di energia, in grande quantità e a basse emissioni di gas serra.
La fisica del nucleare ha tantissime applicazioni e declinazioni, in continua espansione ed evoluzione. Ed è proprio questo che la rende affascinante.