Gianluca De Santis intervista Maria Chiara Meo
In Italia, la presenza femminile tra i laureati in informatica e tecnologie ICT è ancora significativamente inferiore rispetto a quella maschile. Secondo i dati più recenti disponibili, nel 2023 le donne rappresentavano solo il 16,8% dei laureati in questo ambito, mentre gli uomini costituivano l’83,2%.
Ne parliamo con Maria Chiara Meo, presidente del Corso di Laurea in Economia e Informatica per l’Impresa dell’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara, per capire cosa si può fare – a partire dal mondo accademico – per invertire questa tendenza e promuovere l’imprenditorialità femminile nel digitale.
Lei ha scelto e costruito la sua carriera in un ambito, quello dell’informatica, che tradizionalmente non ha visto una forte presenza femminile. Quali sono stati i principali ostacoli – e i punti di forza – della sua esperienza, e cosa consiglierebbe oggi a una ragazza che vuole intraprendere un percorso simile?
Personalmente, non ho mai percepito l’informatica – né più in generale le discipline STEM – come ambiti connotati da una distinzione di genere. Ho sempre creduto che le donne abbiano le stesse capacità scientifiche degli uomini, e la mia esperienza universitaria prima e accademica poi, lo ha confermato. Durante i miei studi a Pisa, ho avuto la fortuna di trovarmi in un ambiente accademico paritario, dove non esistevano né discriminazioni né facilitazioni legate al genere. Ho avuto colleghe e colleghi molto bravi e sono vissuta in un ambiente scientifico in cui gli uomini e le donne erano in proporzione uguali.
Quali competenze ritiene oggi imprescindibili per una giovane che voglia affermarsi nel mondo dell’informatica e delle tecnologie digitali, anche in ottica imprenditoriale?
Le competenze richieste nel mondo dell’informatica non sono molto diverse da quelle necessarie nelle altre discipline STEM. Non esiste una “ricetta” unica, ma ci sono alcune qualità che considero fondamentali. Prima di tutto, la curiosità, che spinge chi studia informatica a esplorare, a porsi domande e a cercare soluzioni innovative. Serve poi una forte motivazione ad apprendere in profondità, andando oltre la superficie delle tecnologie per comprenderne davvero i meccanismi.
È altrettanto importante avere una mentalità logica e analitica, capace di affrontare i problemi in modo rigoroso e strutturato. Ma l’informatica non è solo tecnologia o programmazione: richiede anche creatività, spirito di iniziativa e capacità di lavorare in gruppo.
In un’ottica imprenditoriale, a queste competenze tecniche fondamentali si devono anche affiancare poi abilità trasversali come la comunicazione efficace, la visione strategica e la capacità di adattarsi al cambiamento, che nel campo dell’informatica è rapidissimo e costante.
Quali iniziative promuovete, come Corso di laurea o come Ateneo, per incentivare l’accesso delle studentesse ai percorsi STEM, e in particolare all’ambito dell’economia informatica?
Negli ultimi quattro anni, il Corso di Laurea ha aderito al progetto NERD? (Non È Roba per Donne?), promosso dall’Università “G. d’Annunzio” di Chieti-Pescara in collaborazione con IBM. Si tratta di un’iniziativa nata nel 2012 da una partnership tra IBM e il Dipartimento di Informatica dell’Università La Sapienza di Roma, che oggi coinvolge migliaia di studentesse provenienti da tutta Italia, oltre 100 volontarie IBM e numerose università su tutto il territorio nazionale.
L’obiettivo del progetto è quello di avvicinare le ragazze del terzo, quarto e quinto anno delle scuole superiori – di ogni indirizzo, dal liceo classico all’alberghiero – al mondo dell’informatica e, più in generale, alle discipline STEM (Scienze, Tecnologia, Ingegneria e Matematica).
L’informatica ha trasformato profondamente ogni settore della nostra società, ma la partecipazione femminile a questa rivoluzione è ancora limitata. Il progetto NERD? mira a superare stereotipi e pregiudizi, mostrando alle giovani studentesse che l’informatica è, a tutti gli effetti, anche “roba per donne”. Le storie di successo femminili, passate e presenti, lo dimostrano chiaramente.
L’informatica è una disciplina creativa, interdisciplinare, sociale e fortemente orientata al problem solving: tutte caratteristiche in cui le donne eccellono. Iniziative come questa sono fondamentali per costruire un futuro più equo e inclusivo nel mondo della tecnologia e dell’innovazione.
Oggi si parla molto di startup, innovazione e autoimprenditorialità anche tra gli studenti universitari. Quali condizioni dovremmo creare per far sì che più ragazze vedano nell’impresa una strada possibile, e magari desiderabile?
Per rendere l’impresa una strada realmente accessibile e desiderabile anche per le ragazze, è fondamentale creare un sistema che le supporti concretamente fin dai primi passi. Bisognerebbe fornire strumenti pratici che permettano loro di immergersi subito nel mondo del lavoro e dell’innovazione: consulenze personalizzate per la creazione di nuove imprese, percorsi di accompagnamento, incubatori universitari e un ambiente di lavoro condiviso dove possano confrontarsi, sperimentare e crescere.
Quali tre parole chiave userebbe per rappresentare il ruolo delle donne nell’economia digitale dei prossimi anni?
Impegno, creatività e visione.