Il punto di vista

Educazione e impresa: il ruolo della scuola nella formazione dei futuri imprenditori

Paolo Di Lullo intervista il prof. Giuliano Bocchia

Nel contesto di un mercato del lavoro in continua evoluzione, la sinergia tra il mondo della scuola e quello dell’impresa diventa sempre più strategica. La formazione degli studenti non può prescindere da un dialogo costante con il tessuto produttivo locale, per garantire competenze aggiornate e reali opportunità di inserimento professionale. Per approfondire questa tematica, abbiamo intervistato il Prof. GIULIANO BOCCHIA Dirigente dell’Ufficio Scolastico Regionale, sulla formazione e prospettive future per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Prof Bocchia, quali sono, a Suo avviso, le competenze più richieste oggi nel mercato del lavoro e come la scuola sta rispondendo a questa esigenza? Il Word Economic Forum, nel Future of Jobs Report del 2025, ha sviluppato un elenco delle competenze attualmente richieste dal mercato del lavoro: citiamo solo le prime dieci (pensiero analitico, resilienza flessibilità e scioltezza, influenza sociale, pensiero creativo, motivazione e consapevolezza di sé, alfabetizzazione tecnologica, empatia e ascolto attivo, curiosità e capacità di apprendimento permanente, gestione dei talenti, orientamento al servizio e servizio al cliente). Basta dare una rapida occhiata a quest’elenco per capire che le competenze non cognitive hanno la prevalenza su quelle tecniche o disciplinari. La scuola cura queste seconde nei contenuti, ma alle prime dedica la cura del processo, ovvero la pratica laboratoriale di ogni giorno. Ci sono ovviamente Istituzioni Scolastiche ancora ancorate a una didattica trasmissiva ma molte sono le scuole sensibili, attente a sviluppare competenze come performatività (persistenza, responsabilità, autocontrollo e motivazione al raggiungimento dei risultati); regolazione emotiva (resistenza allo stress, controllo emotivo e ottimismo); relazione con gli altri (assertività, socievolezza, ed energia); apertura mentale (curiosità, creatività e tolleranza); collaborazione (empatia e fiducia). 

Come vede l’evoluzione dei percorsi formativi nei prossimi anni per favorire una maggiore integrazione tra scuola e mondo del lavoro? Questa integrazione è già realtà in percorsi come il “liceo del made in Italy” o la “filiera tecnologico professionale del 4+2”; è il modello degli ITS Accademy. Insegnanti scolastici ed esperti del lavoro si affiancano in un sistema di coprogettazione, cogestione e valutazione condivisa. L’esperto cura la competenza tecnica e l’uso degli strumenti, l’insegnante ottimizza le metodologie di insegnamento-apprendimento e le adatta alla psicologia evolutiva e alle dinamiche relazionali degli studenti. La difficoltà resta soprattutto nelle occasioni di incontro, nella capacità di dialogo e nel reperimento delle risorse. Qual è il ruolo dell’orientamento scolastico nell’avvicinare i giovani all’imprenditorialità e quali iniziative potrebbero rafforzarlo? In Italia spesso si rimane ancorati a metodologie orientative poco efficaci, come i test per inclinazioni e predisposizioni o come l’ansia da informazione digitale sovrabbondante. Nel primo caso gli studenti sono teleguidati con una logica comportamentista, nel secondo sono “bombardati” con messaggi eccessivi che non riescono a gestire. Non c’è orientamento senza conoscenza di sé, senza la capacità di scegliere e di trasformare i sogni in progetti attraverso obiettivi percorribili. Lo strumento più efficace è l’autobiografia narrativa vissuta in chiave di testimonianza e di autoriflessione. Metodologie didattiche come la simulazione di impresa, l’analisi di caso e i giochi di ruolo lasciano filtrare nell’esperienza degli studenti il modello imprenditoriale, mettendolo a disposizione nel loro modello di vita.

In che modo il Servizio Nuove Imprese della Camera di Commercio può collaborare con il mondo scolastico per supportare gli studenti nella creazione di impresa? La Camera di Commercio fa già tanto, portando nelle scuole testimoni credibili (ma spesso sconosciuti). L’idea di impresa tra i giovani è spesso legata alle serie TV (americane) con modelli esagerati di successo e dimensioni; nella realtà imprenditoriale italiana spesso fare impresa può vuol dire anche solo mettersi in proprio o dare corpo ad un sogno con degli amici, vuol dire avere tre o quattro dipendenti o ideare una start-up. Conoscere chi lo ha sognato, progettato e realizzato aiuta i giovani a sognarsi e a progettare. Il Servizio Nuove Imprese della Camera di Commercio Chieti Pescara è uno strumento aperto a tutti per passare dai sogni agli obiettivi, per trasformare le sensazioni in dati e non sentirsi soli nella fase embrionale di un progetto, che è la più delicata.

Paolo Di Lullo

“My Job, my Passion, my Vision”. Esperienza ultratrentennale nella Pubblica Amministrazione prima nella Camera di Commercio di Pescara e poi in quella di Chieti Pescara dove mi occupo attualmente di Orientamento al lavoro e cultura digitale. Esperto di Business Coaching, mi sono formato come trainer di PNL - Programmazione Neuro Linguistica.