Il 14 aprile scorso è stata inaugurata la 56esima edizione del Vinitaly, al quale la sua azienda ha preso parte, come molte realtà del comparto vitivinicolo abruzzese. Tracciamo insieme un resoconto di questa esperienza.
La nostra azienda partecipa al Vinitaly da quasi quarant’ anni ed ogni anno è sempre una nuova scommessa: cambiano gli scenari, i mercati e le tendenze, ma credo possa essere considerata la manifestazione vinicola più importante al mondo. Nel contesto attuale, ricco di novità e grandi trasformazioni, eventi internazionali come il Vinitaly sono importantissimi, poiché giocano un ruolo chiave nel promuovere lo scambio commerciale e culturale tra i produttori di vino di tutto il mondo. Per realtà vinicole come le nostre, alla continua ricerca di novità e apertura nei confronti dei mercati nazionali e internazionali, l’edizione 2024 ha rappresentato una grande opportunità: oltre al mercato locale, in particolare, si riconferma l’ormai sacra presenza del mercato asiatico e la ripresa del mercato americano, seppure con notevoli differenze rispetto al passato.
Dopo il duro colpo subito negli anni del Covid il settore è, quindi, in ripresa e si mostra sempre più aperto e competitivo a livello internazionale, con i trend dell’export in forte crescita. Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi anni?
Il periodo pandemico ha sicuramente cambiato le dinamiche di mercato, focalizzando inizialmente il consumatore più agli acquisti on-line o sugli scaffali della GDO, a discapito di tutto il mondo della ristorazione e del consumo diretto. Attualmente, tale dinamica va attenuandosi, ma le tendenze e le preferenze del consumatore finale sono effettivamente cambiate: troviamo un pubblico sempre più attento alle etichette e alla qualità del prodotto, incline a consumare meno in termini quantitativi, ma meglio, con una crescente attenzione verso i vini ottenuti con processi sostenibili o comunque tracciabili, ad esempio attraverso un QR Code. Inoltre, non si può prescindere, anche nel settore vinicolo, dal considerare l’impatto delle nuove tecnologie e dell’innovazione, con l’utilizzo di nuovi strumenti e tecniche per migliorare la qualità del vino e ottimizzare i processi di produzione, che rispettino anche i cambiamenti climatici a cui dobbiamo ormai far conto dato che la nostra materia prima è frutto della natura. Ultimo, ma non ultimo, l’emergere di nuovi competitor internazionali: paesi come Argentina, Cile, Nuova Zelanda e Australia si stanno posizionando come importanti produttori di vino di qualità, offrendo ai consumatori esperienze gustative innovative e inedite.
Un mercato, dunque, sempre più all’avanguardia, attento alla qualità dei prodotti e alla sostenibilità delle coltivazioni. Quali strategie sono a suo avviso necessarie per intercettare le tendenze del mercato estero?
Intercettare le tendenze del mercato non è cosa semplice, anche in ragione del fatto che gusti e preferenze di consumo variano molto di mercato in mercato, in specie, ad esempio, fra mercati asiatici e occidentali. Un punto di forza è, a mio avviso, l’autenticità del prodotto e la sua riconoscibilità, oltre che lo sviluppo di una strategia di comunicazione e posizionamento mirata, che passi attraverso la costruzione di una forte brand identity e di una solida rete di partner e distributori locali: bisognerebbe cercare di restare fedeli alle proprie origini, con vini autoctoni che rappresentino le peculiarità del nostro territorio e che si differenzino dai prodotti dei vitigni internazionali, senza tuttavia dimenticare temi chiave quali la sostenibilità ambientale e la qualità dei prodotti, nei confronti dei quali i mercati esteri sono sempre più sensibili.