La presenza femminile nel settore imprenditoriale riveste una posizione fondamentale nel tessuto economico, costituendo una leva cruciale per l’economia italiana e dei territori. Questa è essenziale non solo per l’espansione e il progresso economico, ma anche per l’evoluzione sociale e civile del Paese.
In Italia, il tasso di occupazione femminile è significativamente inferiore rispetto alla media europea. Secondo i dati Eurostat, nel IV trimestre del 2022, solo il 55% delle donne italiane tra i 20 e i 64 anni era occupata, rispetto a una media europea del 69,3%. Questo dato colloca l’Italia tra i Paesi con il tasso di occupazione femminile più basso dell’Unione Europea. La minore partecipazione delle donne al mercato del lavoro si riflette anche nelle differenze tra occupazione femminile e maschile, con circa 9,5 milioni di donne occupate rispetto a 13 milioni di uomini. I dati evidenziano inoltre come la maternità influisca negativamente sulla partecipazione femminile al lavoro: il tasso di occupazione delle donne con figli sotto i 6 anni è inferiore al 56%, mentre per le donne senza figli sale al 76,6%.
Analizzando il nostro territorio, Chieti e Pescara, emerge una disparità ancora maggiore. Nella provincia di Chieti, ad esempio, il tasso di mancata partecipazione femminile al lavoro è molto elevato, raggiungendo il 25,9%, a fronte dell’11,5% maschile. La situazione non migliora significativamente tra i giovani, con il tasso di mancata partecipazione al lavoro femminile che sale al 45,6%, rispetto al 25,2% maschile. Pescara presenta uno scenario analogo: la mancata partecipazione al lavoro delle donne si attesta al 27,5%, mentre quella maschile è dell’11,1%. Questo divario è ancora più marcato tra i giovani, dove il 42,4% delle giovani donne non partecipa al mercato del lavoro, contro il 25,7% dei loro coetanei maschi.
Tuttavia, nonostante queste difficoltà nel mercato del lavoro, le province di Chieti e Pescara mostrano una significativa presenza di imprese femminili. Al 31 dicembre 2023, le imprese femminili registrate presso la Camera di Commercio di Chieti-Pescara ammontavano a 20.923, pari al 26% del totale delle imprese nelle due province e al 56,6% di tutte le imprese femminili abruzzesi. Chieti si conferma la provincia con il maggior numero di imprese femminili in Abruzzo, con 12.371 attività registrate, pari al 28,2% del totale. Tuttavia, nonostante questa presenza rilevante, si osserva una contrazione costante nel numero delle imprese femminili dal 2021, con una riduzione del 2% tra il 2022 e il 2023, dopo un calo simile nel periodo precedente.
Questo trend negativo è attribuito in gran parte all’aumento delle cessazioni di imprese femminili. Nelle province di Chieti e Pescara, le cessazioni sono cresciute del 32,1% tra il 2022 e il 2023, con un aumento del 20% nella provincia di Chieti e del 47,7% in quella di Pescara. Al contrario, le nuove iscrizioni sono aumentate solo del 2,6% nello stesso periodo. L’analisi della sopravvivenza delle imprese femminili indica che queste hanno maggiori difficoltà a mantenersi nel tempo rispetto alle imprese maschili. A livello nazionale, secondo uno studio di Unioncamere, solo il 79,8% delle imprese femminili nate nel 2017 erano ancora attive dopo tre anni, un dato inferiore di 4,4 punti percentuali rispetto alle imprese non femminili. In Abruzzo, la percentuale di sopravvivenza delle imprese femminili dopo tre anni è leggermente più alta rispetto alla media nazionale, attestandosi all’80,7%.
A cinque anni dalla loro nascita, la probabilità di sopravvivenza delle imprese femminili abruzzesi scende al 72%, un dato inferiore rispetto al 76,5% delle imprese non femminili. Questa maggiore fragilità delle iniziative imprenditoriali femminili è comunque meno marcata rispetto al dato nazionale, che vede una sopravvivenza media delle imprese femminili del 70,2%. Nonostante queste difficoltà iniziali, una volta superata la fase di start-up, le imprese femminili in Abruzzo mostrano una maggiore resilienza, con un tasso di sopravvivenza del 68,6%, superiore alla media italiana del 66%.
Oltre alla riduzione del numero di imprese registrate, anche le imprese femminili attive – cioè quelle che hanno svolto attività produttive per almeno sei mesi nell’anno – sono diminuite nel 2023. Il calo è stato del 2,1%, con un totale di 18.495 imprese attive tra Chieti e Pescara. Le imprese femminili sono principalmente micro-imprese, con meno di 9 dipendenti, una caratteristica che limita la loro produttività rispetto alle imprese maschili. Nella provincia di Chieti, la produttività delle imprese femminili è di poco superiore a 79 mila euro per addetto, contro i 184 mila euro delle imprese maschili. Nella provincia di Pescara, la produttività femminile è ancora più bassa, pari a 64 mila euro per addetto, mentre quella maschile si attesta a circa 117 mila euro.
Le imprese femminili di Chieti e Pescara sono maggiormente concentrate nel settore agricolo e commerciale. In particolare, il 35,3% delle imprese agricole nella provincia di Chieti sono gestite da donne, un dato che riflette l’importanza del settore vitivinicolo locale. Nel commercio, le imprese femminili rappresentano il 21,9% del totale a Pescara, un settore che, insieme all’agricoltura, continua a essere uno dei più rilevanti per l’imprenditoria femminile. Anche a livello nazionale, le imprese femminili sono più numerose nei settori tradizionali e a minore intensità di capitale, come l’agricoltura, il commercio e i servizi alla persona.
Osservando la distribuzione geografica, le imprese femminili si concentrano principalmente nelle aree urbane e nei comuni più grandi, come Montesilvano, Vasto e Lanciano. La maggior parte di queste imprese sono ditte individuali (73,5%), una tendenza che si osserva sia a livello regionale sia nazionale. Tuttavia, nel 2023 si è registrata una lieve crescita delle società di capitali femminili, soprattutto nella provincia di Chieti (+2,7%) rispetto a Pescara (+1,7%).
In conclusione, nonostante la forte presenza femminile nel tessuto imprenditoriale di Chieti e Pescara, il settore mostra segni di fragilità, con un numero crescente di cessazioni e una produttività inferiore rispetto alle imprese maschili. Tuttavia, alcune nicchie settoriali e geografiche offrono opportunità di crescita e resilienza per l’imprenditoria femminile, specialmente nel contesto agricolo e commerciale, con una distribuzione concentrata nelle aree più dinamiche della regione.