Quale è il ruolo del segretariato da Lei presieduto per la promozione e valorizzazione della strategia adriatica ionica?
Il Segretariato Permanente è un’emanazione diretta dei governi del bacino Adriatico Ionico creato per coordinare il lavoro della collaborazione iniziata qui 20 anni fa sulla base della Carta di Ancona firmata dai Ministri degli Esteri nel maggio del 2000.
Esso ha creato le condizioni necessarie per lo sviluppo armonioso e proficuo dei rapporti che erano stati particolarmente turbolenti durante e subito dopo la dissoluzione della ex Jugoslavia.
Quanto accade ha poi costituito la base per il lancio della strategia macroregionale EUSAIR con il contributo fondamentale della Commissione Europea.
Alla Strategia macroregionale l’Iniziativa contribuisce offrendo l’elemento della sussidiarietà, cioè il collegamento con la società civile, elemento essenziale per ogni costruzione macroregionale, grazie al collegamento diretto con le camere di commercio, le università e le città ed i loro relativi Fora.
Quali sono i bisogni della macroregione in ottica di sviluppo?
La strategia con i suoi organi attuativi, sta lavorando su progetti riguardanti i suoi quattro pilastri (crescita blu, trasporti, ambiente, cultura e turismo) e dispone tra i suoi vari strumenti, di un programma creato ad hoc (Adrion).
L’iniziativa adriatico ionica svolge nei confronti della strategia il ruolo essenziale di collante tra i bisogni della società civile (Fora) e la Governance EUSAIR (funzionari ministeriali) rendendo possibile l’applicazione della sussidiarietà grazie allo strumento delle Tavole Rotonde, forum di confronto tra i diversi stakeholders.
Quanto è importante la compattezza in questo momento di crisi generato dalla guerra?
Mai come oggi è necessario rafforzare la compattezza tra i nostri paesi membri (10). Alcuni di loro, pur associati da un paio di decenni ad un esercizio come IAI/EUSAIR dalle caratteristiche decisamente europee ed europeiste ed avendo presentato da tempo la loro candidatura, sono ancora in una snervante “ lista di attesa”. Essi attendono quindi, ti vedere soddisfatte le loro legittime ambizioni e restano a tutt’oggi in un limbo pericolosissimo che crea al loro interno frustrazioni ed amarezze ed appetiti di grandi potenze fuori dalla nostra area.
L’ invasione russa dell’Ucraina ci impone di riflettere e di porsi almeno due domande.
E’ una scelta saggia quella di mantenere ancora a lungo un “buco nero” nella pancia dell’Europa?
Sarebbe pericoloso per l’Europa (che è riuscita a digerire l’enorme allargamento ad est) accogliere al più presto 5 Paesi dalle economie molto più limitate e quindi approvabili?