Un settore in forte ripresa dopo i difficili anni della pandemia, quello del turismo, che, in specie nella nostra regione, mostra una forte resilienza e propensione evolutiva: migliora l’offerta di servizi e cresce il turismo esperienziale, si rafforza il legame con il territorio, con la natura e con l’enogastronomia, si aprono nuove possibilità di viaggio e aumentano le opportunità lavorative. Come intercettare queste tendenze e tradurle in sinergie per incentivare il turismo nostrano? Cosa è richiesto a chi opera nel settore per stare al passo con queste novità? Ne parliamo con Claudia Castricone, responsabile per la formazione per il gruppo Il Bosso, attivo in Abruzzo nel settore dell’ambiente e del turismo esperienziale dal 1998.
Da qualche anno assistiamo ad un boom delle destinazioni turistiche “lente”: sentieri naturali, antichi borghi, mete culturali vissute in maniera autentica e immersiva. Cosa offre la nostra Regione da questo punto di vista e quali sono le strategie di valorizzazione da attuare per rendere l’Abruzzo una destinazione maggiormente attrattiva?
Il turismo lento è intimamente legato al turismo delle radici che è per sua natura nascosto, poco visibile, e quando lo si incontra viene spesso considerato una curiosità, una nicchia: territori inaspettati si uniscono all’offerta turistica con rinnovate attese di esperienze fino ad ora sconosciute al pubblico, modi innovativi di fare turismo e godersi il tempo libero, nuove opportunità di lavoro e nuove regole di convivenza tra residenti e visitatori, nonché di fruizione del pubblico spazio e di conservazione delle risorse e delle attrazioni, siano esse culturali o naturali.
L’Abruzzo grazie ad un territorio ricco di differenze nel quale l’offerta turistica è strettamente legata alla diversità dei luoghi credo abbia un potenziale ancora in parte inespresso. Per renderlo accessibile e visibile anche all’esterno occorre innalzare la capacità competitiva delle imprese del settore e promuovere un’offerta turistica basata sulla sostenibilità ambientale, sulla digitalizzazione e l’innovazione dei servizi, puntando in maniera convinta sulla qualità e sulla professionalità degli operatori.
Parliamo proprio di formazione degli operatori turistici. Qual è, allo stato attuale, il fabbisogno formativo del settore nella nostra Regione?
Il turismo sostenibile si basa sulla partecipazione attiva e inclusiva di tutti gli attori coinvolti e dunque la formazione oggi più che mai riveste un ruolo strategico nello sviluppo del settore.
I veloci e profondi cambiamenti subiti del contesto economico e sociale negli ultimi anni, la globalizzazione dei mercati, l’impatto della tecnologia su informazione e comunicazione, i nuovi strumenti di gestione e non per ultimo l’intensificarsi della concorrenza, rendono necessario l’investimento in nuove e più avanzate competenze, tecniche e attitudinali, e, in alcuni casi, lo sviluppo di nuove figure professionali. Molti ruoli finora operativi, ancorati all’esecuzione di compiti semplici come l’accompagnamento o l’accoglienza, si stanno trasformando in qualcosa di molto più complesso, che richiede competenze trasversali e multidisciplinari, come leadership, orientamento al cliente e corretta gestione dei collaboratori: l’operatore turistico deve, oggi, essere capace di coinvolgere l’ospite in un’esperienza personalizzata e memorabile e questo comporta un vero e proprio cambio di paradigma nel modo di accompagnare l’ospite alla scoperta del territorio, di approcciarsi al cliente e di vivere la guest relation.
Sempre più Università sul territorio nazionale si stanno dotando di percorsi di studio per la gestione e l’implementazione dei servizi turistici. Quali ritiene siano le competenze chiave per operare in questo settore?
Dal punto di vista delle hard-skills, ovvero delle competenze di tipo tecnico, senza dubbio il settore turistico non può prescindere dalla conoscenza di una o più lingue straniere. Inoltre, oggi più che mai, sono fondamentali anche le soft-skills, le attitudini personali e relazionali, come comunicazione assertiva, problem solving, negoziazione e capacità di ascolto: queste competenze sono indispensabili per figure operative e non, come addetti al front-office, manager di struttura, ma anche coordinatori di gruppi ed accompagnatori, chiamati a sostenere un elevato carico emotivo nell’interazione con il cliente. Ultime, ma non per importanza, le competenze digitali: la capacità di utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e unire innovazione e servizi al territorio per una gestione e promozione del turismo performante ed efficace. È importante che l’approfondimento di tali competenze sia inserito nei piani di studio degli istituti superiori, delle Università e degli Enti di formazione professionale, poiché possono fare la differenza in un mercato, come è quello del turismo, in costante evoluzione.