Torno dalla Conferenza nazionale delle camere di commercio, svoltasi a Firenze e organizzata da Unioncamere, con preziose riflessioni e spunti sul ruolo che la Camera di Commercio deve svolgere nel prossimo futuro. L’intervento iniziale del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato di grande stimolo e una iniezione di orgoglio e fiducia per tutti i presenti, con il richiamo ad una storia lunga ben oltre un secolo che ha caratterizzato la rete camerale italiana, capace di unire, sin dall’inizio, le esperienze sul territorio nazionale e la presenza dei nostri imprenditori all’estero, mantenendo tuttora, nella propria evoluzione, un ruolo che rimane giovane, in quanto caratterizzato dall’essere permanente espressione della società che cambia, che si rinnova, si trasforma attraverso le categorie economiche e progredisce nel dialogo con le istituzioni.
Obiettivo comune – e le camere di commercio svolgono la loro parte con grande impegno – è quello di contribuire a costruire una società innovativa, più inclusiva, più internazionalizzata. Dall’analisi svolta dal Censis (“il sistema camerale dopo il ciclo delle riforme”), presentata durante la conferenza, emerge che il travagliato percorso di razionalizzazione degli ultimi anni ha posto le basi per la costruzione di un sistema più agile e, al tempo stesso, più compatto e capace di un accompagnamento omogeneo e di qualità al tessuto produttivo italiano. Le camere di commercio hanno affrontato l’impegno di diventare la principale rete istituzionale del Sistema Paese, svolgendo il ruolo di “cerniera con le istituzioni”, di “autonomia funzionale al servizio delle imprese”.
Oggi le Camere di Commercio, accanto alle attività di supporto alle imprese, svolgono pertanto un fondamentale ruolo di aggregatori e catalizzatori a livello locale, partendo da una “nuova idea di territorio”, che guarda ai flussi ed alle connessioni, coordinando gli interventi tra i diversi soggetti, dando sviluppo al settore turistico, promuovendo le imprese ed i prodotti locali e valorizzando il made in Italy all’estero, secondo una mission dinamica capace di rimarcare l’importanza della base territoriale e delle economie locali nella definizione delle politiche di promozione e sviluppo e di evidenziare la centralità dell’innovazione e della digitalizzazione sia nell’offerta di servizi sia nei processi aziendali.