Strategie contro l’inquinamento digitale: l’importanza della riparazione

Nell’ambito delle azioni adottate dalla Commissione Europea per favorire la transizione verde degli Stati membri (cosiddetto “Green deal europeo”), è stata avanzata lo scorso marzo una proposta di direttiva, la n. 83/2023, che intende promuovere la riparazione e il riutilizzo di smartphone, tablet, televisori ed elettrodomestici, anche oltre la loro garanzia legale. Con l’obiettivo di ridurre la percentuale di rifiuti elettronici e favorirne il reimpiego in ottica di circolarità, la proposta introduce una sorta di “diritto alla riparazione” per i consumatori, che punta ad agevolare la scelta della riparazione dei device in luogo della loro immediata sostituzione, così impedendone lo smaltimento prematuro.

Tre i punti cardine della proposta: l’introduzione di una piattaforma nazionale per la riparazione e i beni soggetti a ricondizionamento, l’adozione di un sistema standardizzato per l’elaborazione dei preventivi per la riparazione da parte di privati indipendenti e convenzionati e l’introduzione di un set di obblighi informativi per produttori e fabbricatori di device.

Senza dubbio, un primo passo importante per la diffusione di una nuova consapevolezza nell’utilizzo, nella vendita e nell’acquisto dei dispositivi tecnologici. Ma è davvero sufficiente? Se si considera l’impatto che in termini ambientali ed energetici genera lo smaltimento dei rifiuti elettronici sembrerebbe, purtroppo, di no: basti pensare che l’intero ciclo di vita di uno smartphone produce più di 14 milioni di tonnellate di anidride carbonica, concentrata per lo più nella fase di estrazione delle materie prime (cobalto, litio, palladio, oro), nella prima lavorazione e nel trasporto. E se si considera che in Europa nel 2022 sono stati acquistati 6 smartphone al secondo, il calcolo è presto fatto.

Per questo, è auspicabile che l’Unione Europea introduca obblighi normativi specifici (al momento assenti nella proposta) per incrementare la compliance e la trasparenza delle case produttrici che, al contrario, si muovono spesso su tutt’altra linea, adottando strategie industriali di cd. obsolescenza programmata, che riducono il ciclo di vita dei prodotti tecnologici, impedendo l’aggiornamento continuo dei software o la sostituzione delle componenti hardware.

Inoltre, seguendo gli esempi virtuosi di Francia, Austria e Germania, i governi nazionali degli Stati membri potrebbero favorire il ricorso alla riparazione erogando voucher ed incentivi economici, che rendano meno conveniente l’acquisto del nuovo.

Ultimo, ma non per importanza, l’ulteriore incremento delle azioni di informazione e sensibilizzazione nei confronti dei venditori e degli stessi consumatori, che devono essere messi in condizione di conoscere, sin dal momento dell’acquisto, le condizioni di riparabilità del prodotto e i costi connessi alla procedura, oltre che l’impatto delle loro scelte in termini ambientali.

A questo proposito, numerose sono le iniziative messe in campo da scuole ed associazioni su tutto il territorio nazionale. In Abruzzo, ad esempio, è stato presentato in occasione del festival “Maggio scienza”, curato dall’associazione Scienza under 18 Pescara, il progetto “Fare Insieme per il Pianeta… diamo una seconda vita ai nostri cellulari” realizzato dagli studenti di tre licei abruzzesi nell’ambito del progetto Roots&Shoots di educazione alla sostenibilità dell’Istituto nazionale Jane Goodal: “un’iniziativa di sensibilizzazione importantissima per i ragazzi e per le famiglie, che si affianca a campagne di informazione condotte nelle classi e progetti di educazione civica che da anni attuiamo nel Liceo Scientifico Galilei di Lanciano” spiega la Prof.ssa Mariella Di Lallo, coordinatrice del progetto, che aggiunge: “Parlare di economia circolare oggi significa parlare di un cambio di stile di vita e la scuola è il luogo per eccellenza dove muovere i primi passi in questo senso”.

Caterina Manolio
Ufficio Organizzazione, Performance, Personale. Giurista di professione e formatrice per passione. Mi lascio entusiasmare da tutto, specialmente da quello che non so.

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