Responsabilità e consapevolezza, queste le parole chiave del “turismo sostenibile”, un nuovo modo di approcciarsi alla conoscenza dei territori e delle comunità, che tiene conto del proprio impatto economico, sociale e ambientale rispondendo, al contempo, alle esigenze dei visitatori, dell’industria, dell’ambiente e delle comunità ospitanti.
Un sogno, forse? Al contrario, il turismo sostenibile è quanto di più concreto si possa immaginare, anzi, nelle parole del Professor Pietro Gargiulo, Presidente del corso di laurea in Turismo sostenibile dell’Università di Teramo, è la sfida attuale degli operatori del turismo, chiamati ad offrire non solo momenti di svago ma “[…] vere e proprie occasioni di crescita”.
1. Professore, a che punto è il turismo sostenibile in Abruzzo?
Allo stato il turismo sostenibile in Abruzzo è una realtà in movimento, caratterizzata da luci ed ombre: da un lato, il nostro territorio è ancora saldamente ancorato agli assetti turistici tradizionali e manca un’azione sinergica fra tutti gli attori operanti nel settore, che faccia del turismo regionale una risorsa permanente e non solo stagionale.
Dall’altro, però, si notano segnali di forte interesse per l’idea di sostenibilità, economica, sociale e, soprattutto, ambientale. Questo poiché, ormai quotidianamente, siamo testimoni delle ricadute negative dei cambiamenti climatici, anche sulle attività turistiche, e si percepisce la necessità di muovere dei passi in avanti in questa direzione.
2. Da dove nasce la volontà di istituire un corso di laurea in turismo sostenibile?
Alla base dell’istituzione del Corso di laurea c’è la volontà condivisa dell’Università di Teramo e della Facoltà di scienze politiche di proporre un progetto formativo in materia di turismo, che fosse in linea con le più significative trasformazioni del settore e sapesse rispondere alle esigenze di sviluppo del territorio abruzzese e, più in generale, meridionale. La nostra è una regione dalle immense potenzialità, paesaggistiche, culturali e naturalistiche, ma per poterle valorizzare al meglio è necessario superare l’idea del “turismo fatto in casa”: il settore ha urgente bisogno di figure professionali adeguatamente preparate e aggiornate, che sappiano intercettare la complessità del fenomeno e gestirne al meglio le evoluzioni.
3. Quali sono i temi principali attorno ai quali si sviluppa il corso di laurea?
A mio parere, sono due i profili caratterizzanti del percorso di studi in turismo sostenibile: la sua marcata interdisciplinarietà e la propensione alla digitalizzazione.
La tematica della sostenibilità è declinata secondo diverse accezioni, con approfondimenti trasversali che spaziano nei tre anni dall’area giuridica e sociologica, a quella economica, gestionale e territoriale, a quella storica e culturale e in tutte queste aree un’attenzione primaria è riservata alle innovazioni tecnologiche e alla digitalizzazione dell’esperienza turistica. Questo perché oggi la dimensione turistica evolve costantemente e si arricchisce di nuovi strumenti, idee ed esigenze che è importante conoscere e gestire: il turista è alla ricerca di esperienze immersive, vuole comprendere e vivere a fondo i luoghi e i paesaggi con cui entra in contatto e le nuove tecnologie favoriscono queste dinamiche.
4. Quali possibili strade si aprono agli studenti una volta terminati gli studi?
Accanto a profili tradizionali come il tecnico del marketing, l’addetto alla promozione e alle pubbliche relazioni e l’impiegato nelle attività ricettive, il corso si propone di introdurre sul mercato figure innovative. Mi riferisco, ad esempio, agli esperti di turismo digitale, ai progettisti di itinerari e prodotti turistici, ai manager delle destinazioni e ai promotori del patrimonio paesaggistico e naturale. Tutte queste figure, se adeguatamente formate, possono offrire un contributo prezioso al rilancio del turismo territoriale, che è una risorsa essenziale non solo dal punto di vista culturale, ma anche dal punto di vista occupazionale ed economico.