Segnali confortanti dall’ultimo Indice europeo di digitalizzazione dell’economia e della societa’

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E’ stato pubblicato l’Indice DESI 2022 – l’indice di digitalizzazione dell’economia e della società – con il quale la Commissione Europea monitora annualmente l’andamento ed i progressi  di tutti gli Stati membri nel settore digitale.

La Commissione Europea ha adottato il DESI dal 2014 per allinearlo ai quattro punti cardinali definiti nella proposta di decisione relativa al Programma strategico “Percorso per il decennio digitale”.

Finlandia, Danimarca, Paesi Bassi e Svezia restano all’avanguardia dell’UE, ma il livello di digitalizzazione generale continua a migliorare e gli Stati membri partiti dai livelli più bassi crescono a un ritmo più rapido recuperando terreno.

Il nostro Paese, dopo essere stato per anni negli ultimi posti della classifica europea, conferma un trend di crescita, che lo colloca quest’anno al 18° posto, scalando altre due posizioni, anche se ancora in ritardo rispetto ad altri  numerosi Paesi. Ma i ritmi di miglioramento, se si confrontano gli ultimi cinque anni, sono stati molto sostenuti per l’Italia, fatto quindi estremamente positivo, a dimostrazione che impegni e investimenti, sia pubblici sia privati, stanno finalmente dando i propri buoni frutti.

Esaminando gli indicatori nel dettaglio, nella sezione “Capitale umano” dell’ultima rilevazione il nostro Paese mostra le lacune più evidenti, collocandosi  al 25° posto: appena il 46% della popolazione dispone  di competenza digitali di base (a fronte di una media europea del 54%), mentre la percentuale di specialisti digitali nella forza lavoro italiana si attesta al 3,8% (inferiore alla media europea al 4,5%) con modesti tassi di  laureati nel settore delle ICT (appena l’1,4%).

La sezione “Connettività” è quella in cui l’Italia ottiene il risultato migliore, collocandosi al 7° posto, grazie ai significativi progressi registrati in termini di diffusione dei servizi di banda larga e di realizzazione della rete. In questo ambito rimangono carenze per quanto riguarda la copertura delle reti ad altissima capacità (compresa la fibra fino alla sede dell’utente), ancora di molto inferiore alla media europea.

Significativa anche la posizione dell’Italia nella sezione “ Integrazione di tecnologia digitale”, dove si colloca all’8° posto. Il 60% delle PMI italiane ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale (superiore alla media europea pari al 55%); l’utilizzo di servizi cloud ha registrato una considerevole crescita (52%, ben al di sopra della media europea pari al 34%), così come l’uso della fattura elettronica. Per contro risulta ancora limitata la diffusione di altre tecnologie come i big data (9%) e l’intelligenza artificiale (6%), entrambe inferiori alla media europea.

Nella sezione “Servizi pubblici digitali”, l’Italia raggiunge il 19° posto, con progressi importanti rispetto all’ultimo quinquennio, specie negli open data. La crescente offerta di servizi digitali è tuttavia rallentata dalla bassa percentuale degli utenti dei servizi di e-government (40%, ben al di sotto della media europea che si attesta al 65%), anche se va segnalato che negli ultimi due anni questo indicatore ha registrato un aumento di 10 punti percentuali. I dati relativi ai servizi pubblici per i cittadini (67%) ed a quelli per le imprese (79%), seppure di poco inferiori alla media UE, dimostrano il percorso di miglioramento e diffusione che la Pubblica Amministrazione italiana ha avviato da tempo, consolidando una crescita costante.

In questo ambito l’attività svolta dalla camere di commercio italiane con il Registro Imprese, best practice a livello europeo, e nella sensibilizzazione delle PMI sui temi della digitalizzazione e dell’innovazione tecnologica attraverso i P.I.D. Punti Impresa Digitale (mediante continua e strutturata attività di formazione, informazione, assessment sulla maturità digitale, organizzazione di eventi, etc.) ha contribuito a questi risultati confortanti che fanno ben sperare in una efficace e continua trasformazione digitale del Paese, tra le assolute  priorità del P.N.R.R. e oggetto di numerosi interventi e destinazione di cospicue risorse economiche.

Il documento della Commissione Europea evidenza inoltre che l’Italia dispone di una robusta base industriale e di comunità di ricerca in settori chiave come l’intelligenza artificiale, il calcolo ad alte prestazioni e la quantistica, tutti punti di forza da sfruttare appieno per dispiegare il digitale in tutti i settori dell’economia.

Torno infine a sottolineare l’importanza delle politiche e delle strategie a favore della massima diffusione delle competenze digitali (proprio l’ambito in cui presentiamo ancora, come visto sopra, maggiori ritardi rispetto agli altri Paese europei), dove occorre un grande sforzo, anche delle camere di commercio, per promuovere la digitalizzazione nelle scuole, migliorare la formazione professionale, orientare i giovani verso specializzazioni digitali  e sostenere le PMI nell’accrescimento delle competenze della forza lavoro.

Michele De Vita
Appassionato di musica, arte e viaggi. Born to run. Il mare, il mio elemento naturale.

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