InNovazione

Metaverso: quando il virtuale e’ (quasi) reale

Smisurate quantità di denaro vengono investite nel Metaverso, un mondo alternativo in cui è possibile lavorare, giocare e incontrare persone senza mai uscire di casa. Ma l’ascesa di questo nuovo spazio virtuale può davvero ridefinire il nostro modo di consumare e comunicare?

Anche se può sembrare una parola recente, il termine metaverso esiste dal 1992 (addirittura pre-World Wide Web!), quando apparve per la prima volta in un romanzo di fantascienza dello scrittore Neal Stephenson. Ma di cosa di tratta? una realtà virtuale immersiva, condivisa tramite internet, in cui gli avatar interagiscono con le altre persone e gli oggetti digitali che si trovano all’interno di questi spazi. In parole povere, si tratta di un mondo digitale onnicomprensivo che esiste in parallelo al mondo reale. Molti lo hanno definito come l’evoluzione di internet, in quanto si passa dal navigare e visualizzare contenuti in una schermata a due dimensioni a immergersi completamente nei contenuti. Il primo tentativo di realizzare questo universo è stato quello della piattaforma Second Life nel 2003 che, seppur priva di una percezione immersiva, conteneva già molte delle caratteristiche del Metaverso. Nonostante l’attenzione generata e l’iniziale crescita che ne è conseguita, Second Life non è diventato lo strumento di massa paragonabile agli attuali social media. Il progetto del Metaverso sembrava quindi essere stato abbandonato, fino a quando Facebook, nel 2021, decise di attuare una politica di rebranding inserendo il termine Meta nel proprio nome. All’annuncio di Facebook, sono poi seguiti quelli di Microsoft, di Google e Apple.

Nel momento in cui i big player mondiali scendono in campo è quindi opportuno domandarsi se questa nuova fase può effettivamente considerarsi l’inizio di una seconda vita per il Metaverso e le sue applicazioni. In linea con la teoria economica nota come “distruzione creativa”, lo sviluppo del Metaverso non si discosta dalla logica capitalistica: insieme allo sfruttamento più intenso dei vecchi mercati, il capitale si rivolge alla conquista di nuovi, nuovi mondi non ancora sfruttati (ad esempio la commercializzazione dei voli spaziali, con l’obiettivo poi di insediarsi in nuovi pianeti) o, addirittura, universi virtuali da creare ex novo, come appunto il Metaverso.

Il Metaverso, legato inizialmente alla creazione di giochi, offre alle aziende (e non solo a quelle tech) l’opportunità di trovare soluzioni online da applicare al mondo reale. Ma vediamo concretamente alcuni vantaggi e possibili applicazioni per le aziende nei vari settori. Nel ramo della ristorazione il Metaverso consentirà di vedere un piatto prima che venga servito a tavola, di visualizzare le portate sotto diverse angolazioni, di essere aggiornati sul numero di calorie, sulla perfetta combinazione bevanda-cibo, sulle recensioni dei clienti che in precedenza hanno provato quelle pietanze. Nel settore dell’editoria permetterà al lettore di viaggiare dentro le opere, attraversando epoche differenti, interagire con i personaggi del passato o del futuro, incontrare l’autore e vivere in prima persona le vicende del testo. Nel comparto della moda, uno dei primi che ha potuto trarre beneficio dal Metaverso, i consumatori potranno avere la sensazione di toccare i prodotti nei negozi virtuali o di indossare dei capi esclusivi. Nel ramo dell’organizzazione degli eventi gli utenti potranno assistere a concerti, rappresentazioni o eventi sportivi con la sensazione di essere negli stadi o nei teatri, mentre per le aziende che si occupano di fornire assistenza clienti, il Metaverso può consentire al personale di supporto di guidare fisicamente i clienti attraverso il processo per risolvere i loro problemi (in luogo della classica telefonata di supporto standard).

Ma la vera rivoluzione potrebbe avvenire in ambito lavorativo: partecipare a riunioni virtuali in cui i partecipanti sembrano essere seduti intorno allo stesso tavolo. Si tratta, in effetti, dell’’unico sistema in grado di replicare efficacemente le sessioni di brainstorming che avvengono di persona. Basti pensare che la società Accenture ha scelto il Metaverso per accogliere 150mila assunti in tutto il mondo nel loro prima giorno di lavoro. Il Metaverso può inoltre costituire una nuova frontiera per la formazione, un luogo per la didattica immersiva per sviluppare soluzioni innovative a beneficio di società scientifiche, aziende e istituzioni. La società PwC ha dichiarato che utilizzerà lo spazio acquistato nel Metaverso per creare un hub di consulenza web 3.0 per facilitare la crescita di una nuova generazione di servizi professionali, tra cui contabilità e fisco.

In un recente rapporto di Regus, organizzazione che analizza i cambiamenti negli spazi di lavoro nel mondo, si rileva che oltre il 50% degli impiegati e dei leader aziendali crede che il Metaverso diventerà una vera piattaforma di interazione per le professioni. Più della metà degli intervistati cita la salute mentale dei lavoratori ibridi e remoti, che sul Metaverso dovrebbero andare incontro a minore stress e maggiori opportunità di svago. Anche il mondo degli affari e della finanza si sta muovendo in tal senso, andando oltre il concetto di banca online, e permettendo all’utente di entrare in uno sportello virtuale e interagire con il funzionario o l’esperto che offre un supporto attraverso il proprio avatar. Per non tralasciare il fatto che ricostruire una filiale virtuale nel Metaverso costa pochissimo.

Ovviamente l’evoluzione del metaverso spingerà ulteriormente il fenomeno di ibridazione delle competenze e dei mestieri che potrebbe portare alla creazione di milioni di posti di lavoro per ingegneri del software, creatori di contenuti digitali, esperti di dati, progettisti di nuova generazione. La cosa interessante è che, oltre alle multinazionali, si registra un forte interesse anche e soprattutto da parte delle piccole e medie imprese appartenenti a settori merceologici diversi tra loro.

Se il Metaverso è senza dubbio un’opportunità che, dal punto di vista imprenditoriale, non andrebbe trascurata, vanno considerati rischi e pericoli di un terreno ancora poco esplorato. Poca privacy, sicurezza dei dati, falsificazione dell’identità, furto di proprietà intellettuale, frodi, sono alcuni dei rischi del Metaverso. Per non parlare del suo impatto sull’interazione umana, l’isolamento sociale e la salute mentale, specie dei più giovani.

Ad oggi, nonostante un primo tentativo da parte di un Consorzio (Oasis Consortium), non sono disponibili linee guida chiare per proteggere i dati, a sottolineare come sia sempre più necessario sviluppare una cultura di gestione dei dati e la relativa protezione. Il profitto gioca indubbiamene un ruolo fondamentale nella corsa ad un posto nel Metaverso e il FOMO (fear of missing out) cioè la paura di essere tagliati fuori, in un mondo dove si vive con terrore la possibile perdita di competitività, non dovrebbe allontanare o peggio far dimenticare lo sviluppo di una società della partecipazione, sfruttando al meglio l’innovazione e il progresso tecnologico. È necessaria allora una riflessione interdisciplinare e ad ampio spettro, che abbracci diversi campi, dal diritto, al settore accademico, economico, scientifico, etico e filosofico.

 

Valentina Di Bonaventura

Ufficio supporto organi istituzionali e affari generali CCIAA CHPE, Dottore commercialista. Sono appassionata di cinema, letteratura e sport. Mi diletto con le arti creative.