L’imprenditorialità rosa ha assunto un ruolo indiscutibilmente centrale nel sistema economico, importante per la crescita e lo sviluppo economico ma anche sociale e civile dell’Italia.
Eppure, i numeri mostrano una situazione aggravata dalla crisi pandemica. Basti pensare che la differenza del tasso di occupazione fra donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e donne senza figli è del 74,3%; il tasso di partecipazione delle donne al mondo del lavoro è del 53,8%, contro una media europea del 67,3% e ancora il tasso di inattività delle donne per necessità assistenziali è pari al 35,7%, contro una media europea del 31,8%.
La parità di genere diventa così una delle priorità del PNRR[1], il Piano nazionale di ripresa e resilienza, finalizzata a: garantire con riforme, istruzione e investimenti le stesse opportunità economiche e sociali tra uomini e donne in un’ottica di gender mainstreaming. Cfr. Box di approfondimento
Peraltro è del 1° febbraio 2022 la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale 24 novembre 2021 che disciplina il sostegno finanziario a valere sulle risorse del PNRR degli interventi previsti dall’investimento 1.2 “Creazione di imprese femminili”. Tale decreto incrementa di 160 milioni di euro la dotazione finanziaria già prevista dal Ministero (decreto interministeriale 30 settembre 2021) che ha istituito il Fondo impresa femminile.
Misure che saranno recepite dal territorio delle province di Chieti e Pescara, il cui tessuto produttivo già si caratterizza per un’interessante presenza di imprese femminili[2].
Al 31 dicembre 2021, le imprese femminili registrate presso la Camera di commercio di Chieti Pescara superano le 21mila e ottocento unità, pari al 56,7% delle imprese femminili abruzzesi e al 26,3% del totale imprese provinciali. Chieti è la prima realtà regionale per numero di imprese femminili con 12.813 imprese (28,4% delle imprese totali), seguita dalla provincia di Teramo (9.157 imprese, il 25,2%), da quella di Pescara (8.991, il 23,9%) e, per ultimo, da quella dell’Aquila (7.512 imprese, il 24,7%).
Rispetto al 2020, il tessuto imprenditoriale aumenta del +0,3%, pur essendosi contratto del -0,6% rispetto al 2019.
[1] PNRR, https://www.governo.it/sites/governo.it/files/PNRR.pdf-
[2] Sono da qualificarsi come “femminili”: a) le imprese individuali di cui siano titolari donne ovvero gestite da donne; b) le società di persone in cui la maggioranza dei soci è di genere femminile; c) le società di capitali in cui la maggioranza delle quote di partecipazione sia nella titolarità di donne, ovvero in cui la maggioranza delle cariche sia attribuita a donne, ovvero le imprese in cui la media tra le quote di partecipazione nella titolarità di donne e le quote delle cariche attribuite a donne risulti superiore al 50%; d) le imprese cooperative in cui la maggioranza dei soci sia di genere femminile.
Dai dati camerali del 2021 emerge un saldo positivo di 85 imprese femminili, dovuto alla differenza tra il numero annuo di iscrizioni (1.072) e il numero delle cessazioni (987).
Alle cancellazioni effettive dal registro camerale sono da aggiungere le cessazioni d’ufficio effettuate periodicamente dalla Camera di commercio per le imprese non operative da più di tre anni, in applicazione del d.p.r. 247 del 23/07/2004 e successiva circolare n° 3585/C del Ministero delle Attività Produttive; di conseguenza, l’ammontare delle imprese registrate può diminuire anche in presenza di un saldo attivo tra i flussi di iscrizione e cessazioni, essendo queste ultime calcolate al netto di quelle disposte amministrativamente dalle Camere
Il saldo positivo registrato nel 2021 è stato influenzato principalmente dalla diminuzione delle cessazioni d’impresa (al netto di quelle d’ufficio) che complessivamente nelle province di Chieti e Pescara sono diminuite del ‐22,1%, passando da 1.267 nel 2020 a 987 nel 2021 (‐17,4% nella provincia di Chieti e ‐27,8% nella provincia di Pescara). Le iscrizioni invece aumentano del +2,2%, passando da 1.049 a 1.072 (la diminuzione del -3,7% della provincia di Chieti è compensata dall’aumento del +9,2% di Pescara).
Il tema delle cessazioni non deve essere sottovalutato, soprattutto con riferimento alle imprese femminili alla luce della loro minore probabilità di sopravvivenza. Secondo recenti elaborazioni su dati Unioncamere-InfoCamere emerge che il tasso di sopravvivenza delle imprese femminili nate nel 2015 è minore rispetto alle altre. A cinque anni la sopravvivenza delle imprese femminili delle province di Chieti e Pescara è del 61,1% contro il 68,5% della media nazionale, con una differenza di più di 7 punti percentuali.
Parallelamente al lieve aumento del numero delle imprese registrate si ha anche un lieve aumento delle imprese attive, ossia di quelle imprese che hanno svolto un’effettiva attività produttiva per almeno sei mesi nel corso dell’anno. Nel 2021, il loro numero è aumentato del +0,3% per le due province considerate complessivamente, passando da 19.321 nel 2020 a 19.373 nel 2021 (Chieti -0,1% da 11.624 a 11.610; Pescara +0,9% da 7.697 a 7.763).
Esse rappresentano l’88,9% delle imprese femminili complessivamente registrate presso la Camera di commercio di Chieti-Pescara; per le imprese totali la quota scende all’86,0%.
Considerando l’incidenza delle imprese femminili sul totale delle imprese registrate, è possibile notare la forte vocazione “rosa” della provincia di Chieti, che si conferma la terza provincia per tasso di femminilizzazione (28,4%). Segue a Benevento e Avellino, in cui le imprese femminili arrivano a costituire rispettivamente il 29,7 e 29,2% dei corrispondenti tessuti imprenditoriali. Nelle prime dieci posizioni le province di Grosseto, Frosinone, Viterbo sono le uniche dell’Italia centrale, data la presenza di altri quattro territori del Mezzogiorno, corrispondenti alle province di Enna, Campobasso, Isernia e Potenza, tutte con quote almeno pari al 27,0%. Anche la provincia di Pescara conferma la posizione dell’anno precedente e si posiziona in 33-esima posizione (23,9%).
I dati confermano la tendenza emersa a livello nazionale di una maggiore presenza di imprese femminili nei territori meridionali: nel 2021, a fronte di una media nazionale del 22,1%, nel Meridione le imprese femminili raggiungono il 23,7% del totale dell’area con 494.240 imprese rosa in termini assoluti, laddove nel Nord la corrispondente quota si attesta al 20,4% (551.601); anche nel Centro le imprenditrici rivestono un ruolo piuttosto significativo, rappresentando il 23,1% del totale imprenditoriale della ripartizione (296.862 imprese guidate da donne).
Dalla disaggregazione dei dati per forma giuridica, emerge come le ditte individuali rappresentino la componente numericamente più importante del sistema imprenditoriale. Il 69,6% delle imprese registrate presso la Camera di commercio di Chieti-Pescara sono costituite infatti come ditte individuali; esse rappresentano il 74,6% delle imprese rosa della provincia di Chieti e il 62,4% di quelle della provincia di Pescara. Le imprese individuali continuano a rappresentare una quota rilevante del sistema imprenditoriale anche a livello regionale (67,5%) e nazionale (61,7%).
Delle 21.804 imprese femminili registrare, il 20,6% delle imprese è stata costituita come società di capitali, l’8% come società di persone e l’1,9% con altre forme.
Rispetto al 2020 si osserva un aumento delle società di capitali del +3,5% e delle cooperative, consorzi e altre forme del +3,2%, mentre diminuiscono le ditte individuali (-0,4%) e le società di persone (-2,4%).
Rispetto al periodo pre-crisi l’aumento delle società di capitali risulta più marcato (+7,6%), mentre diminuiscono le altre tipologie di imprese (società di persone -6,1%; imprese individuali -2,2%; cooperative, consorzi e altre forme -0,5%).
Nel 2021 a livello territoriale le società di capitali condotte da donne sono cresciute nella provincia di Chieti del +4,0% rispetto all’anno precedente e del +7,5% rispetto al 2019, mentre la crescita avutasi nella provincia di Pescara è stata rispettivamente del +3,1% e del +7,7%; si tratta peraltro di una dinamica più favorevole di quella evidenziatasi a livello nazionale (+2,9% e +5,3%).
Il patrimonio informativo del Sistema camerale consente anche di effettuare un’analisi dei settori economici più rilevanti per l’economia del territorio.
Le imprese “al femminile” registrate presso la Camera di commercio di Chieti Pescara sono particolarmente numerose nel settore agricolo (6.082 imprese) e nel commercio (4.945). Seguono per numerosità le imprese impegnate nei servizi turistici con 1.765 imprese, le attività manifatturiere (1.401) e le costruzioni (830).
Osservando la distribuzione del tasso di femminilizzazione – corrispondente alla quota delle imprese femminili sul totale imprese di settore – si può notare come il settore più “rosa” sia quello delle “altre attività di servizi”, dove oltre la metà (55,5%) delle imprese sono guidate da donne (2.074 in valori assoluti). Alla “sanità e assistenza sociale” (servizi per anziani, asili nido, centri di medicina estetica, ecc.) fa capo la seconda quota di imprese femminili in ordine di incidenza, pari al 45,1% (262 imprese in termini assoluti).
Come già evidenziato, il tasso di femminilizzazione imprenditoriale nei territori della Camera di commercio di Chieti Pescara è più alto rispetto alla media nazionale (26,3% contro 22,1% della media nazionale). Questa peculiarità si riscontra in tutti i settori economici, fatta eccezione per le “attività professionali, scientifiche e tecniche” in cui le imprese femminili rappresentano il 18,3% del totale imprenditoriale di settore (19,4% la media nazionale), le imprese legate alle attività di istruzione (30,1% vs 30,6%) e nelle attività artistiche, sportive, di intrattenimento (23,2% vs 23,4%).
A livello provinciale, considerando estensione e tipologia di destinazione del territorio, è possibile notare una maggiore vocazione agricola di Chieti anche per le imprese femminili. Qui sono localizzate 12.410 delle 16.641 imprese operanti nel settore primario complessivamente registrate al Registro camerale e delle 12.410 imprese agricole la quota rosa è di 4.677 (il 37,7%). Ciò è dovuto alla presenza in loco di un comparto vitivinicolo tra i più importanti d’Italia, con 36 mila ettari di superficie vitata e una produzione annua di 3,8 milioni di ettolitri, concentrata nelle zone collinari del teatino.
Allo stesso modo, si nota un maggior peso della componente commerciale nella provincia di Pescara, dove sono localizzate 10.490 delle 19.769 attività commerciali complessivamente registrate nel Registro della Camera di commercio di Chieti Pescara; delle 10.490 imprese il 22,6% è guidato da una donna (2.369 imprese rosa nel settore del commercio).
Rispetto al 2020, le attività professionali, scientifiche e tecniche crescono ad un ritmo del +7,6%, seguite dalle attività immobiliari e servizi di informazione e comunicazione (rispettivamente +5,7% e +4,9%). In crescita anche il numero delle imprese che offrono forniture di energia elettrica, gas, vapore (+4,5%), le costruzioni (+3,1%), le attività finanziarie e assicurative (+2,3%), le imprese del settore del noleggio e agenzie di viaggio (+2,1%), le attività artistiche, sportive (+2,0%), le imprese nella sanità e assistenza sociale (+1,9%) e istruzione (+1,5%).
Rispetto al 2019, invece, la crescita più consistente riguarda le imprese delle Fornitura di energia elettrica, gas e vapore (+15,0%) e quelle dei servizi di informazione e comunicazione (+10,9%).
Prosegue la decrescita delle imprese della fornitura di acqua, reti fognarie, attività di gestione di rifiuti (‐7,1% rispetto al 2020 e -13,3% rispetto al 2019). Meno consistenti i decrementi registrati nel settore del trasporto e magazzinaggio (-1,3%), in quello agricolo (-1,0%), nel manifatturiero (-0,8%), nel commercio (-0,2%) e nei servizi di alloggio e di ristorazione (-0,1%).
BOX DI APPROFONDIMENTO
Il PNRR e la parità di genere
Il PNRR – Piano nazionale di ripresa e resilienza – si articola in 6 missioni (digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per una mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute), 151 investimenti e 3 priorità trasversali.
Il Governo stima che nel 2026, l’anno di conclusione del Piano, il prodotto interno lordo sarà di 3,6 punti percentuali più alto rispetto all’andamento tendenziale.
Gli interventi previsti porteranno ad un incremento del 4% dell’occupazione femminile a livello nazionale. L’empowerment femminile e il contrasto alle discriminazioni di genere, l’accrescimento delle competenze, della capacità e delle prospettive occupazionali dei giovani, il riequilibrio territoriale e lo sviluppo del Mezzogiorno non sono univocamente affidati a singoli interventi, ma perseguiti quali obiettivi trasversali in tutte le componenti del PNRR.
La parità di genere è trasversale a tutte le Missioni ma si attuerà, in particolare, grazie agli investimenti delle Missioni istruzione e ricerca (4) e Inclusione e coesione (5).
La Missioni istruzione e ricerca (4), tramite il Piano asili nido, mira ad innalzare il tasso di presa in carico degli asili. Si prevedono, inoltre, il potenziamento dei servizi educativi dell’infanzia (3-6 anni) e l’estensione del tempo pieno a scuola, per fornire sostegno alle madri con figli piccoli e contribuire così all’occupazione femminile. Il Piano investe nelle competenze STEM tra le studentesse delle scuole superiori per migliorare le loro prospettive lavorative e permettere una convergenza dell’Italia rispetto alla media europea.
Nella Missione Inclusione e coesione (5) è presente uno specifico investimento per sostenere l’imprenditorialità femminile, che ridisegna e migliora il sistema di sostegni attuale in una strategia integrata. L’introduzione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere intende accompagnare le imprese nella riduzione dei divari in tutte le aree più critiche per la crescita professionale delle donne e rafforzare la trasparenza salariale. Inoltre, i progetti sull’housing sociale potranno ridurre i contesti di marginalità estrema e a rischio di violenza che vedono maggiormente esposte le donne. Anche la valorizzazione delle infrastrutture sociali e la creazione di innovativi percorsi di autonomia per individui disabili previsti nella Missione 5 avranno effetti indiretti sull’occupazione tramite l’alleggerimento del carico di cura non retribuita gravante sulla componente femminile della popolazione.
Il “Sistema di certificazione della parità di genere” ha lo scopo di assicurare una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre il gender pay gap attraverso la creazione di un sistema nazionale di certificazione della parità di genere, che dovrà migliorare le condizioni di lavoro delle donne anche in termini qualitativi, di remunerazione e di ruolo e promuovere la trasparenza sui processi lavorativi nelle imprese.
I criteri cui si guarderà per l’ottenimento della certificazione sarà la crescita di opportunità per le donne all’interno dell’impresa, l’uguaglianza delle remunerazioni a parità di lavoro, la presenza di politiche per la diversità di genere, la protezione della maternità.
Il finanziamento nel PNRR ammonta a 10 mln di Euro.
Fondo di investimento “Creazione di imprese femminili”. Il fondo è volto a sostenere imprese femminili (intese come imprese a prevalente partecipazione femminile e lavoratrici autonome) di qualsiasi dimensione, con sede legale e/o operativa ubicata su tutto il territorio nazionale, già costituite o di nuova costituzione, attraverso la concessione di agevolazioni nell’ambito di una delle due seguenti linee di azione:
- incentivi per la nascita e lo sviluppo delle imprese femminili;
- incentivi per lo sviluppo e il consolidamento delle imprese femminili già esistenti
Le agevolazioni sono concesse a fronte di programmi di investimento per la costituzione e l’avvio di una nuova impresa femminile ovvero per lo sviluppo e il consolidamento di imprese femminili, nei seguenti settori: produzione di beni nei settori dell’industria, dell’artigianato e della trasformazione dei prodotti agricoli; fornitura di servizi, in qualsiasi settore; commercio e turismo.