Stiamo vivendo un periodo estremamente difficile. Prima, la pandemia che ha messo a dura prova il mondo intero. Oggi, un nuovo scenario, nel pieno dramma della guerra ucraina e delle disastrose conseguenze economiche ad essa collegate, che porta i decisori nazionali, europei ed internazionali, verso scelte dirompenti che incideranno significativamente sullo sviluppo dei prossimi anni.
Come si pone in questo ambito il sistema camerale italiano?
Le Camere di Commercio sono state profondamente toccate da una profonda riforma che le ha obbligate a rivedere, significativamente, il modello di presenza sul territorio, con una articolazione non più provinciale, ma basata su territori accorpati nel limite massimo di 60 camere a livello nazionale.
In Italia, le Camere di Commercio hanno individuato alcuni temi portanti del proprio piano di sviluppo: la semplificazione amministrativa; la trasformazione digitale e l’innovazione; la promozione turistica; l’accesso e l’orientamento al mercato del lavoro; lo sviluppo della cultura d’impresa e la promozione delle filiere; l’internazionalizzazione.
Sono temi che, in buona parte, ritroviamo nelle priorità della Strategia EUSAIR per la valorizzazione della Macro-regione e che, in Italia, hanno visto e continuano a vedere le Camere di commercio, in pieno accordo con il governo, come fornitori di servizi di rete, in grado non solo di supportare il tessuto economico e produttivo, ma anche di svolgere un prezioso ruolo di osservatorio sui trend di sviluppo delle nostre PMI.
Guardiamo, per esempio, ad uno dei nostri progetti faro. La rete dei Punti Impresa Digitale (PID), posizionati presso tutte le Camere di Commercio, è stata ad oggi in grado di servire più di 470.000 utenti, anche grazie all’azione di coordinamento svolta da Unioncamere. Dal database emerge, però, una percentuale ancora molto alta, al di sopra del 45%, di PMI poco avvezze al digitale. Da qui, la necessità di sviluppare progetti che, facendo leva sui benefici dell’intelligenza artificiale, siano di supporto costante per intervenire sulle competenze di base degli addetti.
Quella che ho voluto citare è solo una delle esperienze significative che possono essere da subito condivise nell’ambito del Forum delle Camere di commercio adriatico-ionico (Forum AIC) per lo sviluppo di analoghi servizi su tutta l’area macro-regionale composta da ben otto paesi, Albania, Bosnia Herzegovina, Croazia, Serbia, Grecia, Italia, Slovenia, Montenegro, e due in fase di entrata, Repubblica di San Marino e Macedonia del Nord. Servizi destinati ad una diffusa “alfabetizzazione” delle imprese in settori, quali quelli della transizione verde e digitale, di rilevanza particolare nelle agende nazionali come in quella europea. Ciò potrà essere reso possibile utilizzando lo strumento del partenariato, cosi congeniale alle nostre Camere, al fine di consentire la condivisione delle migliori pratiche, supportata anche da programmi di mobilità tra PMI, che vedono già oggi il Forum coinvolto ed attivo, almeno in alcune aree.
Il rafforzamento dell’integrazione economica dell’area adriatico – ionica è importante per offrire alle nostre imprese spazi di sviluppo attraverso i legami commerciali, gli investimenti e le sinergie nei campi della ricerca e delle infrastrutture con grandi prospettive in questa fase storica.
Lo sforzo che stiamo portando avanti in questo tavolo comune può trovare terreno fertile non solo nella rivisitazione del Piano d’azione EUSAIR, ma anche nelle riflessioni avviate proprio in queste settimane dalle istituzioni europee per una nuova forma di partenariato “privilegiato” nei confronti dei Balcani occidentali e non solo. Riflessioni che ritengo possano essere ulteriormente alimentate attraverso la partecipazione attiva ad Eurochambres, che anche recentemente ha voluto sottolineare l’importanza di accelerare l’implementazione delle riforme nel quadro del processo di adesione.