L’ Olivicoltura in Abruzzo ha sempre avuto una notevole importanza per le implicazioni di ordine economico, sociale ed ambientale: l’olivo, introdotto nella nostra regione sin dal V sec. a.C., con una superficie di oltre 43mila ettari, un patrimonio di biodiversità di oltre 7 milioni di piante e 23 cultivar autoctone e con una produzione media di olio degli ultimi quattro anni di ton. 9.500 pari a un vendibile di circa 100 milioni di euro, rappresenta una sorta di monumento ambientale con i suoi oliveti secolari e contribuisce alla caratterizzazione e valorizzazione del territorio regionale.
Questo contesto favorevole, sommato al fatto rilevante che l’olio abruzzese evo, monovarietale bio e DOP, si è distinto in questi ultimi quindici anni per le sue caratteristiche chimiche (carica polifenolica molto alta, acido oleico ecc.) e sensoriali (erbaceo, mandorla, carciofo, pomodoro ecc.) porta ad ottenere riconoscimenti nazionali ed internazionali quali: Atene, Dubai, Parigi, Airo, Aipo, Biol, Ercole Olivario, L’Orciolo d’Oro, Sirena d’Oro, Sol D’oro, oltre alla presenza nelle guide Bibenda, Flos Olei, Gambero Rosso, Slow Food.
La professionalità, la tradizione, la storia, la perfetta conoscenza delle pratiche agronomiche hanno permesso in Abruzzo il riconoscimento da parte della Comunità Europea di tre DOP: Aprutino Pescarese (1996), Colline Teatine (1997) e Pretuziano delle Colline Teramane (2003).
Queste DOP sono la punta di diamante del paesaggio, della tipicità ,della qualità del nostro comparto olivicolo oleario. L’età media dei conduttori delle nostre aziende è di 56 anni, il cui grado di istruzione vede il 41% possedere il titolo di scuola media superiore, la percentuale di laureti è del 34% e il 25% ha un titolo di scuola media inferiore.
Una voce importante, per le nostre aziende che svolgono l’attività di olivicoltura, riguarda l’export: siamo presenti negli Stati Uniti, Canada, Giappone, Cina, in Russia prima delle sanzioni e negli Emirati Arabi.
In Europa siamo presenti in Svizzera, Belgio, Germania, Olanda e Inghilterra.
Il fenomeno export, pur in presenza di criticità legati alla pandemia, è cresciuto portando diverse aziende a sviluppare il proprio fatturato complessivo dal 25% al 60%, soprattutto nella quantità della vendita.
Con queste considerazioni di natura commerciale e professionale insieme alla disponibilità di strutture ricettive e, soprattutto facendo tesoro delle passate attività promozionali svolte, siamo pronti per svolgere al meglio tutte le attività che il progetto “Carta degli Oli d’Abruzzo” richiede.