Il Kazakhstan con la sua capitale Astana (oggi Nur-Sultan), città moderna, ricca di capolavori architettonici è una skyline avveniristica. E’ il nono Paese al mondo per estensione, talmente vasto che i suoi confini, lunghi ben 2,7 milioni di km2, abbracciano l’Asia e l’Europa: un territorio che funge da cerniera tra aree economiche differenti e che può sfruttare anche a livello infrastrutturale la posizione di transito per le merci che dall’Estremo oriente asiatico sono indirizzate verso l’Europa.
Fa parte dello STAN (letteralmente terra), un gruppo di Paesi appartenenti all’Unione Sovietica che solo nel dicembre del 1991 ha ottenuto l’indipendenza, cominciando da lì un’ascesa che lo ha portato ad aprirsi verso l’estero. Ma sono altri i motivi per cui il Kazakhistan è noto: fondamentali sono le immense risorse minerarie di cui è dotato. Gas, petrolio, uranio e altri minerali sono il vero motore dell’economia e non avendo sbocco sul mare dipende dalla Russia per esportare il suo petrolio in Europa.
Per rafforzare il legame con la Russia, nel 2015 il Kazakhistan si è unito a Russia, Bielorussia, Armenia e Kyrgyzstan nell’Unione economica eurasiatica (EAEU), area che permette di esportare senza restrizioni ed ostacoli in un mercato potenziale di circa 170 milioni di persone.
Grazie alla vasta disponibilità di risorse energetiche, la bilancia commerciale è sempre largamente positiva. L’Italia è il secondo paese destinatario delle esportazioni kazake, il 67% delle quali sono costituite da greggio (con un totale di 1.183 milioni di Euro nel 2021) (Elaborazione dati Ice).
Nonostante la flessione dell’interscambio nel 2021, dovuta alla pandemia Covid-19, l’Italia anche lo scorso anno è risultata all’ottavo posto quale fornitore del Kazakhistan (fonte Trade Data Monitor e Istat). Nello specifico l’export italiano verso il Kazakhstan nel 2019 aveva raggiunto il volume di 1.088 milioni di euro per poi dimezzarsi nel 2021 (499 milioni di euro) (Elaborazione dati Ice).
Flessione che si riscontra anche a livello regionale, l’Abruzzo registra nel 2021 un calo importante delle sue esportazioni del -58% (per un totale di 3,1 milioni di euro) rispetto all’anno precedente costituite in gran parte da prodotti chimici di base, fertilizzanti e composti azotati, materie plastiche e gomma sintetica seguiti da articoli di abbigliamento e articoli di maglieria. Resta comunque il Kazakhistan il principale cliente dell’Abruzzo all’interno dei Paesi STAN (Elaborazione dati Ice).
E a livello nazionale cosa esportiamo? Principalmente macchinari ed apparecchiature che incidono il 48% sul totale dell’export, seguiti da articoli di abbigliamento e prodotti chimici in quanto nel Paese manca un’industria manifatturiera di alta qualità. Tale lacuna offre pertanto all’esportatore italiano la possibilità di trovare sbocchi di mercato in settori quali macchinari per l’industria alimentare e di trasformazione, abbigliamento, gioielleria e prodotti alimentari.
Attualmente il Kazakhistan sta cercando di mantenere l’equilibro pur trovandosi in una posizione difficile: non distanziarsi troppo da Mosca politicamente e diplomaticamente, ma abbastanza da non essere tirato giù nella fossa delle sanzioni, blocchi e della recessione economica provocate dalla guerra. Anche perché oggi, ancora più di ieri, il Kazakhistan è l’unico corridoio aperto per il mantenimento del business con la Russia per molte imprese italiane.