Le province di Chieti e Pescara, come risulta dall’ultima analisi condotta dal Centro Studi Tagliacarne, si caratterizzano per una presenza significativa di imprese femminili, con 21.108 unità nel primo semestre 2023, di cui 12.453 nella sola provincia di Chieti (pari al 28,2% del totale delle imprese femminili abruzzesi). Va evidenziato che proprio la provincia di Chieti presenta una forte vocazione “rosa”, tanto da collocarsi al terzo posto in Italia dopo Benevento (al primo posto con il 29,6%) ed Avellino. E’ interessante notare che in analogia con territori di regioni limitrofe (Lazio, Campania e Molise) si delinea una vocazione economico-culturale caratteristica dell’Appennino centro-meridionale che va oltre la mera necessità di autoimpiego.
La maggiore presenza femminile in Italia viene registrata nel Meridione con il 23,7%, mentre nel Nord Italia il tasso di femminilizzazione raggiunge solo il 20,5%. Tuttavia , mentre nel 2021 era stato registrato un lieve aumento delle imprese femminili (con 85 imprese, +0,3%), il 2022 ha avuto un saldo negativo di 90 unità e il solo primo semestre 2023 presenta un ulteriore perdita di 241 unità (-1,2% superiore a quella nazionale – 0,3%). Il dato negativo che preoccupa concerne le cessazioni, che nell’ultimo semestre sono state 843, mentre nel 2022 erano state 1.094 con un incremento del 10,8% rispetto all’anno precedente, fenomeno che denota una consistente difficoltà di sopravvivenza. Dal V Rapporto sull’imprenditoria femminile curato da Unioncamere, Si.Camera e Tagliacarne emerge proprio che in Italia il tasso di sopravvivenza delle imprese femminili è minore per le imprese guidate da donne: a tre anni dalla costituzione restano aperte il 79,3% a fronte dell’83,9% perle imprese a guida maschile. Se guardiamo a 6 anni dalla costituzione, le imprese femminili che sopravvivono scendono al 64,5 % a fronte del 70,9% delle imprese maschili. Sono soprattutto le ditte individuali a presentare minore capacità di sopravvivenza rispetto alle altre.
E questo dato preoccupa ancora di più guardando alle forme giuridiche, visto che nel territorio di Chieti e Pescara le ditte individuali rappresentano il 73,7% del totale delle imprese femminili e solo il 18,2% sono società di capitali e il 7,1 % società di persone. Rispetto al 2022, nel primo semestre di quest’anno il dato positivo e confortante riguarda però proprio la crescita, seppur contenuta (+1,7%) delle società di capitali a guida femminile, tendenza accentuata nella provincia di Chieti, dove l’incremento delle società di capitale è stato del + 2,7% (maggiore del livello nazionale, che ha registrato una crescita del +2,0%).
Analizzando i settori economici, la categoria più numerosa delle imprese femminili si concentra nel settore agricolo con 5.751 unità e nel commercio con 4.625 unità. Seguono le imprese dei servizi ricettivi (1.474 unità) e le attività manifatturiere (1.210 unità). La distribuzione del tasso di femminilizzazione caratterizza maggiormente il settore “altre attività di servizi”, dove oltre la metà delle imprese (57,3%) sono guidate da donne, seguito dal settore “sanità ed assistenza sociale” e dal settore agricolo dove le imprese femminili hanno un’incidenza rispettivamente del 46,5% e del 36,7.
Per quanto attiene i settori che hanno registrato incrementi positivi rispetto al 2022, vanno segnalate le attività artistiche, sportive e di intrattenimento, che sono cresciute del + 1,8%, seguite da quelle di noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese con +1,7% e dalle attività finanziarie, con +1,2%.