Imprenditrici e tutela della proprietà intellettuale: storie d’Abruzzo

Le donne d’Abruzzo sono sempre state il pilastro della famiglia, apparentemente silenziose e dimesse ma orgogliose e volitive nei fatti, legate ai prodotti della terra, hanno sempre utilizzato i suoi frutti per trarne i benefici innanzitutto per l’economia familiare e, a costo di suscitare scandalo, nei primi anni del secolo scorso, anche per la generale economia territoriale.

Attorno alla figura della donna ruota la tradizione imprenditoriale abruzzese: le attività tessili, l’oreficeria, la ceramica ruotavano attorno alla figura femminile per celebrarla ed onorarla.

Alcune donne coraggiose, alla fine del 19^ secolo e inizi del 20^ prendono coraggio e chiedono ai propri mariti di autorizzarle ad avviare un’attività economica: ebbene sì, oggi sembra anacronistico ma con l’Unità d’Italia non venne abrogato l’istituto dell’autorità maritale di eredità napoleonica anzi, fu inserito nel nuovo Codice Civile del 1865 ribadendo la condizione di inferiorità della donna nei confronti dell’uomo nel sistema giuridico del nuovo Regno d’Italia. La norma prevedeva che la donna domandasse al proprio marito l’autorizzazione, tra l’altro, per il compimento di atti di disposizione patrimoniale quindi donare, ipotecare o alienare beni immobili, contrarre mutui ecc.

Nonostante tutto risultano dei verbali di iscrizione alla Prefettura di Chieti di iscrizioni di imprese intestate a donne già dal 24 maggio 1882 quando la Sig.ra Chiara La Valle chiede al marito di autorizzarla ad aprire l’attività imprenditoriale in Via Arniense 52 per tenere un commercio di oggetti di oro e d’argento. Sul suo esempio, la Sig.ra Italia Maria Sigismondi nel 1896 si iscrive al Registro delle ditte per l’attività di farmacia che è ancora in attività con l’insegna “Farmacia Palombaro”.

Le imprese femminili che chiedono di iscriversi all’apposito registro prefettizio dimostra una certa “vivacità” sebbene i numeri siano molto ristretti: su sei imprese iscritte nel 1900, 1 è femminile; nel 1901 su sei nuove imprese, 4 sono le donne imprenditrici e nel primo decennio del 20^ secolo il trend è costante.

Le attività artigianali declinate al femminile sono altresì fiorenti, derivanti dalla necessità che aguzza l’ingegno: se proviamo a domandarci cosa avevano a disposizione le donne per aiutare la famiglia possiamo pensare a filati tipo lana, o lino o canapa. Cosa fare di meglio con questi fili che farsi costruire un telaio e cominciare a produrre il “corredo tessuto alla tela”. Nasce così la tradizionale tessitura abruzzese, portata avanti da un’arguta tessitrice di Bucchianico che l’ha resa una vera e propria attività imprenditoriale tramandata di madre in figli con orgoglio. Il suo marchio di fatto “La Bucchianichese” era conosciuto in tutte le famiglie.
L’assoluta indipendenza e intraprendenza abruzzese femminile è testimoniata dalla Sig.ra Iuppa Grazia che nell’aprile 1929 deposita presso la Prefettura di Chieti la domanda di brevetto dal titolo “Apparecchio trasportatore di Covoni alle trebbiatrici”.
La cultura della Proprietà industriale e intellettuale non è mai stata un grande volano per l’attività imprenditoriale abruzzese e, quindi, quelle poche coraggiose imprenditrici che decidevano di depositare marchi o brevetti erano delle vere e proprie perle rare.
La conquista storica del riconoscimento della capacità giuridica della donna nel 1919 e gli enormi passi fatti dal legislatore nel dopoguerra,  hanno dato all’imprenditoria di crescere e svilupparsi, contribuendo allo sviluppo economico abruzzese. Nonostante questo la cultura della proprietà industriale non è tangibile: basti pensare che dal 1973 al 1990 presso la Camera di Commercio di Chieti sono stati depositati circa 150 marchi di cui solo 20 intestati ad imprese al femminile; nello stesso periodo su 58 domande di invenzione solo 3 intestate a Donne.

Tuttavia, l’enorme cambiamento, la rivoluzione che si è verificata nel secolo corrente con l’avvento di nuove tecnologie ha portato sempre più alla crescita della cultura brevettuale e, se vero che ancora marchi depositati nel 77 per dolciumi tipici e pasticceria rappresentano ancora un’attività fiorente, è altrettanto vero  imprese dedicate alla cosmesi e a produzione di articoli di abbigliamento e accessori, imprenditrici impegnate nel settore vitivinicolo, nel settore artistico creativo dell’oreficeria e della produzione di capi in lana, nella ricerca dei materiali e della loro applicazione danno linfa all’economia locale e si preoccupano di tutelare i propri diritti anche per evitare che, proprio il modo di porsi e farsi conoscere dato dalle nuove tecnologie possa causare danni economici a loro e all’intera economia regionale.

Angela Chiumeo
Attualmente respondabile della Biblioteca Brevettuale (PatLib) camerale, appassionata di canto lirico può riassumere il proprio lavoro con le parole passione, sentimento e divertimento: tutto quello che faccio stimola la mia sete di sapere ed approfondire ogni argomento.

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