Anche quest’anno Visionaria ospiterà l’Hackathon, una competizione di giovani talenti, impegnati nella risoluzione di un quesito aziendale innovativo. Azienda madrina di questa edizione, il Gruppo Xera, una realtà del territorio, attiva nel campo dell’innovazione tecnologica, che lancerà un’interessante sfida ai partecipanti: ideare un prodotto ricavato dagli scarti degli hardware per promuovere il riuso e il riciclo di materie prime di scarto, in ottica di sostenibilità, ambientale e sociale. Conosciamo, dunque, meglio questa realtà, i suoi progetti e la sua visione.
Sig. Colleluori, ci racconti qual è la mission di Xera.
Xera si compone di due business unit: una, Xera Innovation, che offre servizi in materia di cybersecurity, infrastrutture, networking e supporto alle organizzazioni, l’altra, Xera Distribution, che si occupa di Reverse Logistic, ITAD e Refurbishing di prodotti hardware. In generale, la nostra mission consiste nel supportare le aziende nei percorsi di innovazione, aumentandone il vantaggio competitivo e favorendo lo sviluppo del loro business in ottica digitale: ciò attraverso l’ideazione, la progettazione e l’implementazione di soluzioni tecnologiche innovative e sostenibili, con un occhio di riguardo verso l’inclusione, la circolarità e l’impatto sociale delle nostre produzioni.
Dunque, nel vostro progetto, esiste un legame fra innovazione, sostenibilità e inclusione?
L’innovazione digitale è un incredibile veicolo di inclusione e sostenibilità, poiché accelera la crescita economica, aiuta lo sviluppo e riduce le disuguaglianze, per cui non si può essere innovativi, non si può fare innovazione, senza tenere a mente il benessere del pianeta e delle persone che lo abitano. Per Xera è fondamentale essere parte attiva del progresso sociale e tecnologico del Paese ed è per questo che abbiamo dato vita al progetto Agenda 2025 Weeko, non un semplice marchio, ma un programma ambizioso che racchiude gli obiettivi dell’Agenda ONU 2030 e li lega alla vision della nostra azienda: attraverso la gestione pulita e inclusiva della tecnologia in end of life, abbiamo identificato un totale di dieci obiettivi finalizzati al lavoro dignitoso, alla riduzione delle disuguaglianze tecnologiche e dell’inquinamento ambientale, per raggiungere, entro il 2025, il traguardo dello scarto zero. Da un lato, quindi, inclusione e dignità lavorativa, attraverso la collaborazione con istituti scolastici e associazioni no profit, dall’altra rinascita dei prodotti e circolarità delle produzioni, che torneranno sul mercato con una nuova forma e una nuova vita.
Dalle sue parole colgo una forte impostazione valoriale della sua azienda. È corretto?
Si, certamente. A mio avviso, un modello di business vincente è quello in cui al centro ci sono le persone, siano essi collaboratori, clienti, fornitori o utilizzatori: è importante valorizzare la persona, come veicolo di confronto, crescita e innovazione. L’attenzione al sociale e al benessere delle risorse è senza dubbio un punto di forza della nostra realtà, che assieme alla capacità di intercettare le nuove tendenze, ha fatto di Xera un’azienda integrata nello scenario tecnologico mondiale. Tutto ruota attorno alla persona, alla valorizzazione del talento e alla formazione continua, all’integrazione e allo scambio: questo crea un ritorno positivo, sia nell’ambito lavorativo che nel contesto sociale, in termini di impatto economico, familiare e relazionale. A proposito di persone, quanto conta la rete, nazionale e internazionale, nello sviluppo dei vostri progetti innovativi? Conta moltissimo: la rete nazionale e internazionale è fondamentale in un contesto di mercato, come quello attuale, aperto e globalizzato.
Per guadagnare vantaggio competitivo e offrire opportunità di sviluppo al sistema produttivo bisogna creare ecosistemi di innovazione, reti di sostegno, in cui i singoli attori operino in sinergia per lo sviluppo e l’introduzione di innovazioni sul mercato, come accadde, ad esempio, in Silicon Valley. Ma per fare rete e innovazione non c’è bisogno di essere negli Stati Uniti. Al contrario, si può partire proprio dall’Italia, proprio dall’Abruzzo: è questa la nostra scommessa più grande, portare avanti progetti innovativi, di respiro internazionale, a partire dal nostro territorio, scavalcando le difficoltà che spesso si incontrano. Saremo pure una goccia nell’oceano, ma se non ci fossero gocce non esisterebbe neppure l’oceano. No? Un’ultima battuta sulla competenza del futuro. A mio avviso la chiave per affrontare le sfide del futuro è la flessibilità: le aziende capaci di cambiare con rapidità, di evolvere secondo nuovi canoni, saranno imprese di successo. E poi, la centralità della persona e del dialogo: mettersi in discussione continuamente, con gli altri, con i dipendenti, con i collaboratori, con sé stessi: è l’unica strada per crescere e progredire.