La geografia mondiale della produzione di autoveicoli è mutata radicalmente nel corso degli ultimi 20 anni e l’attuale classifica vede la Cina primeggiare davanti a Stati Uniti e Giappone, mentre l’Europa è presente nella top 10 solo grazie alla Germania (6°) e alla Spagna (9°). L’Italia? Ferma al ventesimo posto.
La transizione dai motori endotermici all’elettrico potrebbe dare vita ad una nuova geografia influenzata dalla produzione di batterie, con progetti per la realizzazione di gigafactory in Europa in grado di tutelare il mercato interno dal predominio asiatico.
Capire quanto sarà repentino questo processo di transizione determinerà in maniera profonda l’entità degli investimenti futuri nel comparto della mobilità. La recente missione in Giappone della delegazione abruzzese guidata dall’assessore allo Sviluppo economico e al Turismo della Regione Abruzzo, Daniele D’Amario, e dal presidente della Camera di Commercio Chieti Pescara, Gennaro Strever, ha offerto una occasione di confronto diretto con il terzo produttore mondiale di autoveicoli, che alimenta la propria fame di energia elettrica utilizzando per il 50% carbone fossile.
Un parere su quanto sarà rapido e netto il processo di conversione all’elettrico è stato chiesto agli autorevoli interlocutori incontrati presso la Prefettura di Osaka, le Camere di Commercio Giapponesi di Tokyo ed Osaka e la Kansai Economic Federation.
Le risposte raccolte confermano il ruolo attivo del Giappone nel processo di sviluppo di tecnologie verdi ma è forte la perplessità sul passaggio definitivo ai motori elettrici, con tempi e costi sicuramente sottostimati.
Lo scenario migliora se si prendono in considerazione anche i combustibili alternativi come gli e-fuel ma riacquista una certa complessità se entra in gioco l’alimentazione ad idrogeno dove i costi di produzione (anche in termini di Co2), di stoccaggio e di distribuzione sono i principali ostacoli al progresso.
Il Giappone, dunque, è in linea con l’opinione pubblica europea che vede nel 2035 un orizzonte troppo ristretto per il completamento del processo di innovazione ma sicuramente non resterà passivo e lo dimostrano gli importanti investimenti stanziati per la nascita delle gigafactories nella prefettura del Kansai.