Sempre più spesso nel mio lavoro mi trovo a rispondere alla domanda: “Quali sono i lavori del futuro?” Certamente l’innovazione tecnologica porterà a lavori legati a skill innovative.
Il World Economic Forum nel 2020 con “The Future of Jobs Report” ha rilevato che l’automazione nelle aziende porterà a trasformare compiti, lavori e competenze: il 43% delle aziende intervistate indica che si ridurrà la loro forza lavoro dovuta all’integrazione tecnologica e il 34% prevede di espandere la propria forza lavoro grazie all’integrazione tecnologica. Sulla base di questi cifre, il WEF stima che entro il 2025, 85 milioni i posti di lavoro possono essere spostati da un cambiamento nella divisione del lavoro tra uomo e macchina, mentre potrebbero emergere 97 milioni di nuovi ruoli sono più adatti alla nuova divisione del lavoro tra esseri umani, macchine e algoritmi.
I lavori che stanno già scomparendo (o quasi) con la tecnologia sono il casellante autostradale, l’addetto alla biglietteria ferroviaria, il cassiere del supermercato e, in un futuro (che non sappiamo quanto prossimo) gli operai, gli operatori telefonici, gli addetti al telemarketing. L’espansione dei sistemi di intelligenza artificiale ci fa prefigurare un futuro senza giornalisti, avvocati e giudici, agenti di viaggio e medici. Da uno studio del 2022 di tre ricercatori italiani dal titolo “Rischi di automazione delle occupazioni: una stima per l’Italia”, con il quale sono state prese in esame le probabilità di automazione di 800 professioni, emerge che il 33,2% dei lavoratori italiani affronta un alto rischio di sostituzione e i lavoratori di sesso maschile sembrano affrontare un rischio di sostituzione più elevato.
Rispetto però a questi dati di scenario (da cui non si può prescindere) il sistema informativo Excelsior ci porta a riflettere sui fabbisogni occupazionali delle imprese italiane grazie a rilevazioni mensili, trimestrali ed annuali. Il volume “Previsioni dei Fabbisogni Occupazionali e Professionali in Italia a medio termine (2022-2026)” rileva che i processi di transizione verde e digitale continueranno ad esercitare un ruolo importante nel mercato del lavoro. Nei prossimi 5 anni le imprese e il comparto pubblico richiederanno il possesso di attitudine al risparmio energetico e alla sostenibilità ambientale a 2,4 milioni di occupati e per il 60% di questi tale competenza sarà richiesta di livello elevato mentre la domanda di figure in possesso di almeno due e-skill a livello elevato è stimata intorno alle 900mila unità.