Più innovative, inclini alla sostenibilità e responsabili verso i loro collaboratori, ma comunque meno presenti. È questa la fotografia che emerge dall’ultimo Osservatorio per l’Imprenditorialità femminile realizzato da Unioncamere e Infocamere, che fra il 2019 e il 2021 ha registrato un calo dello 0,46%, delle donne che ricoprono cariche nel mondo imprenditoriale italiano. Quasi 12.000 posizioni in meno, di cui solo 7.000 si contano fra le titolari di imprese individuali. Unico dato positivo, i tassi di femminilizzazione del tessuto produttivo locale, che nella nostra Regione, al 31 dicembre 2021, superavano di ben tre punti percentuali la media nazionale, con un picco di incidenza di imprese “in rosa” nella provincia di Chieti (più del 27% del tessuto produttivo locale).
Il dato non stupisce, se si considera che, a livello nazionale, in termini di partecipazione femminile al mercato del lavoro, qualità e segregazione dell’attività lavorativa l’Italia è fanalino di coda in Europa: solo nel Mezzogiorno risultano occupate meno di una donna su tre (il 32,9%) nella fascia tra i 15 e i 64 anni, in rapporto ad una media europea del 63,4%.
Per far fronte a queste e ad altre problematiche, nell’ambito della Strategia Nazionale per la parità di genere 2021-2026 e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Missione 5 “Coesione ed Inclusione”), il governo ha messo in campo una serie di iniziative volte a promuovere l’imprenditoria femminile e contrastare le disuguaglianze di genere, in campo sociale, economico e lavorativo.
Senz’altro, la più importante è la costituzione del Fondo impresa femminile, l’incentivo nazionale che sostiene la nascita e il consolidamento delle imprese guidate da donne, con un investimento pari a 200 milioni di Euro, a cui si aggiungono ulteriori 200 milioni per le startup innovative e le nuove imprese, da usufruire all’interno degli incentivi Smart&Start Italia e ON – Oltre Nuove Imprese a Tasso zero. Tutti i finanziamenti sono gestiti da Invitalia S.p.A, l’Agenzia nazionale per lo sviluppo, di proprietà del MISE, che offre sul proprio sito anche servizi di informazione e assistenza tecnico-gestionale ai richiedenti.
Dalla teoria alla pratica, però, il Fondo, per le nuove imprese e per quelle già costituite, ha esaurito dopo poche ore le risorse disponibili, dato l’altissimo numero di richieste ricevute dall’apertura dello sportello virtuale. In attesa del suo (auspicabile) rifinanziamento, è lecito, comunque, porsi alcuni interrogativi.
- Che ne sarà delle centinaia di richieste non presentate a causa della chiusura preventiva dello sportello? La corsa al finanziamento non ammette, purtroppo, valutazioni ponderate, basate sulla meritevolezza dei progetti e sulla loro reale portata innovativa e non dà tempo a chi è meno esperto o meno informato di comprendere la procedura e finalizzarla velocemente “con un semplice click”.
- Procedure di questo tipo sono davvero “accessibili a tutti”? Non dimentichiamo che proprio nel Mezzogiorno, dove si concentra la maggior parte dei finanziamenti, il gap socio-digitale è ancora elevatissimo e il più delle volte mancano reti infrastrutturali, fisiche e digitali, idonee a supportare i cittadini nelle loro richieste. Sarebbe, in questo senso, opportuno avviare un’azione capillare di formazione, comunicazione e assistenza, pubblica e gratuita, su tutto il territorio nazionale, che guidi e supporti le aspiranti imprenditrici in tutte le fasi di costruzione del loro progetto.
- L’erogazione di finanziamenti a pioggia, è sufficiente, di per sé, a contrastare i divari di genere se non accompagnata da misure strutturali di sostegno alle donne lavoratrici, che assicurino una concreta parità nella gestione dei carichi di famiglia e nella distribuzione dei compiti di cura, nella ricerca di opportunità lavorative e nell’accesso ad un giusto salario?