Ci sono settori produttivi che spesso vengono percepiti come marginali o meno importanti per il tessuto produttivo di un paese. Eppure, senza di essi, la vita della maggior parte di noi sarebbe sicuramente meno ricca, emozionante, soddisfacente, piena di bellezza. Abbiamo avuto la piena percezione di questa realtà durante gli anni difficili del Covid, quando gran parte delle attività culturali hanno subito una battuta di arresto e, con loro, si è fermata una macchina produttiva che conta circa 830mila lavoratori nel nostro Paese.
Il detto che con la cultura non si mangia, dunque, è quanto di più fuorviante possibile, perché le imprese creative e culturali nel nostro paese sono tante e regalano grandi soddisfazioni in termini economici e occupazionali. Così come alto è il numero dei giovani che sognano di intraprendere un percorso professionale in questo settore. Le analisi condotte in merito evidenziano che addirittura l’Italia è tra i paesi europei con il maggior numero di studenti iscritti a corsi di istruzione superiore dell’area culturale.
Così come vantiamo uno dei patrimoni culturali più importanti al mondo. Dall’industria cinematografica ai musei, passando per i festival letterali, gli eventi culturali, i conservatori, fino ad arrivare al design e alle creazioni più innovative e futuristiche, l’Italia è ricca di esempi che fungono da motore per la crescita culturale, artistica ed economica del nostro paese. Del resto, forse è proprio questo il settore produttivo per eccellenza in cui c’è la possibilità di mettere in luce il talento, l’estro, il genio, l’originalità e, con essi, tutto ciò che ne consegue a livello di indotto. Immaginate per un attimo Roma senza i Musei Vaticani, Firenze senza gli Uffizi o Venezia senza il Festival del Cinema, solo per citare gli esempi più lampanti.
Credete che, senza l’industria culturale e creativa di cui dispone il nostro paese, riusciremmo a registrare gli stessi numeri a livello turistico? L’Abruzzo non è certo da meno. Anche nella nostra regione vantiamo un settore importante con grandi eccellenze, sia come sviluppo di idee e attività imprenditoriali sia come fonte di occupazione qualificata. Come sistema camerale abbiamo il dovere di sostenere questo settore in cui le imprese e i lavoratori probabilmente, più che in altri, fanno fatica ad affermarsi e ad acquistare credibilità. Dobbiamo uscire dal vecchio retaggio che purtroppo ci arriva dal passato secondo il quale la cultura è ancora considerata un hobby o qualcosa di cui si può fare a meno, perché in realtà è qualcosa che arricchisce tutti. Come diceva il filosofo tedesco Hans Georg Gadamer: “la cultura è l’unico bene dell’umanità che diviso tra tutti noi, anziché diminuire, diventa più grande”.